«Siamo sconvolti. Quante morti ancora dobbiamo vedere». Sono in protesta da settimane gli studenti, che hanno invaso le piazze di tutta Italia per manifestare contro gli stage, i tirocini e l’alternanza scuola lavoro dopo la morte del giovane Lorenzo di Udine. E ora la storia si ripete, drammaticamente, con Giuseppe impegnato in uno stage di un corso di formazione professionale.
«Non è possibile morire di lavoro a 16 anni – denuncia Tommaso Biancuzzi, coordinatore nazionale Rete degli studenti medi - questa cosa ci sconvolge. Sentiamo l’urgenza di risolvere il problema della sicurezza sul lavoro in Italia». Sono pronti a nuove proteste e si rivolgono direttamente al ministro Bianchi: «Lanciamo un appello al ministro, al di là delle competenze specifiche vogliamo che il discorso sia più ampio: quanti ragazzi ancora devono morire prima di avviare un confronto con gli studenti sul rapporto tra mondo della scuola e mondo del lavoro?».
Esprimono solidarietà alla famiglia e agli amici del giovane Giuseppe anche i ragazzi dell’Unione degli studenti: «Queste morti sono causate da un sistema malato ha denunciato Luca Redolfi, coordinatore nazionale Uds - volto solo al profitto. Vogliamo sicurezza dentro e fuori le scuole».
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