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Gli agenti dell'ufficio immigrazione vogliono riportarla in Kuwait, dove si trova attualmente la sua famiglia, ma la ragazza si è rifiutata oggi di imbarcarsi su un volo per Kuwait City.
«I miei fratelli e la mia famiglia e l'ambasciata saudita mi aspettano in Kuwait - ha detto la giovane - e mi ammazzeranno. La mia vita è in pericolo. La mia famiglia minaccia di uccidermi per le cose più banali». La destinazione di Rahaf Mohammed al-Qunun era in realtà l'Australia, dove avrebbe voluto chiedere asilo.
La ragazza voleva raggiungere l'altro continente di nascosto durante un viaggio con la famiglia in Kuwait, ma durante lo scalo è stata bloccata all'aeroporto di Bangkok, dove i funzionari sauditi le hanno sequestrato il passaporto. In Arabia Saudita una donna ha bisogno del consenso di un famigliare maschio per espatriare, mentre in Kuwait non è necessario.
In un video postato sui social network, la giovane ha raccontato di essere stata anche vittima di abusi fisici e psicologici perché ha dimostrato di rinunciare all'Islam e di aver scelto uno stile di vita occidentale. E ha spiegato di non voler lasciare l'hotel fino a quando non le sarà consentito di parlare con funzionari delle Nazioni Unite. «I miei genitori sono molto rigidi, e mi hanno chiuso nella mia camera per sei mesi solo per essermi tagliata i capelli - ha raccontato la ragazza -. Sono sicura al 100% che mi uccideranno quando uscirò dalla prigione saudita dove sarò rinchiusa dopo il rimpatrio». L'appello della ragazza è stato accolto dall'ong Human Rights Watch, che ha chiesto alle autorità di Bangkok di fermare il rimpatrio della giovane.
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