Il tempo passa e - lancia l'allarme Conte - cresce il rischio di «trasmigrazioni di terroristi islamici» dalla Libia alla Tunisia e poi all'Italia. Il presidente del Consiglio porta il dossier libico al tavolo di tutti i suoi colloqui internazionali. La giornata trascorsa a Pechino ha in agenda i lavori del forum voluto da Xi Jinping sulla Via della Seta. Ma nel bilaterale con Xi, così come con il segretario dell'Onu Antonio Guterres, oltre che con Putin e Al Sisi è di Libia che il premier italiano ha premura di parlare.
C'è non solo il rischio di una guerra infinita come quella in Siria, con il conseguente carico di profughi e aspiranti terroristi. Ma ci sono anche i crescenti attacchi di cui Roma è bersaglio da parte degli uomini della Cirenaica, per la vicinanza al primo ministro libico Fayez Al Serraj. La Libia impensierisce il governo italiano. E Conte sollecita tutti i suoi interlocutori. Assicura che i rapporti con Donald Trump, nonostante il sostegno da lui dato ad Haftar, sono «eccellenti» («Ci siamo scambiati lettere e telefonate»). Mentre non risultano ad ora contatti con Emmanuel Macron (il premier parla di Francia per attaccare la linea di Parigi sulla Via della Seta).
Ma è in Putin e Al Sisi, interlocutori forti del generale della Cirenaica, che Conte cerca una sponda per una nuova via di dialogo diplomatico e uno spiraglio per il cessate il fuoco.
Conte si ferma a parlare due volte, a margine dei lavori del forum Belt and Road, perché il primo »intenso« colloquio viene interrotto da un pranzo di lavoro. Con il leader russo, che vedrà a Roma a luglio, parla anche di Siria. Nella vicenda libica, spiega, Putin «è meno direttamente coinvolto». Ma da parte sua c'è «attenzione» e «disponibilità» a spendersi: «Ci sentiremo nei prossimi giorni per scambiarci informazioni».
Con Al Sisi ci sono le difficoltà di dialogo generate dal caso di Giulio Regeni, ma anche la comune preoccupazione, spiega il premier, per il rischio del terrorismo che si spande dalla Libia come dalla Siria. Il presidente egiziano assicura di non voler intervenire militarmente sul campo e di volere una soluzione diplomatica che «preservi l'unità della Libia».
Ma come uscire dal pantano non è chiaro, perché Haftar, forte del sostegno proprio del Cairo, così come di Russia e Stati Uniti, non intende rinunciare al suo obiettivo di 'spodestarè da Tripoli Al Serraj. L'Italia caldeggia una soluzione con tutti gli interlocutori al tavolo ma anche l'Onu, osservano fonti italiane, è sempre più in difficoltà. Una parentesi al dossier libico, su un tema su cui è però altrettanto alta l'attenzione del governo, la offre a Pechino il colloquio di Conte con la direttrice del Fmi Christine Lagarde. All'indomani del giudizio pesante di Standard & Poor's, che però ha confermato l'outlook dell'Italia, Conte spiega che »dovremo migliorare ma per ora va bene così«. A Lagarde illustra l'azione del governo, a partire dal decreto crescita: «Senza voli pindarici, ci attendiamo un II semestre di crescita», afferma. «Per ora va bene così». Ma l'autunno si annuncia delicato. Leggi l'articolo completo su
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