Ma il suo 52,5% non placa le proteste delle opposizioni, che denunciano una «manipolazione» dei dati da parte dell'agenzia statale Anadolu e gridano ai brogli, dopo aver chiesto ai suoi sostenitori di non lasciare incustodite le urne. Ancora in tarda serata, il Chp parla di «alta probabilità di un secondo turno» in base alle cifre reali. Ma nel centro di Istanbul i sostenitori del Sultano sfilano con caroselli di auto inneggiando ad Allah, ormai certi della vittoria.
Anche la coalizione che sostiene Erdogan mantiene la maggioranza assoluta in Parlamento, grazie al risultato sopra le attese dei nazionalisti dell'Mhp, veri vincitori di questo voto. Senza di loro, l'esito sarebbe stato rovesciato. Ora, per il Sultano si profila un mandato di cinque anni con poteri quasi assoluti, ma in un Paese sempre spaccato a metà. Per il nuovo esecutivo la priorità sarà l'economia, dopo il crollo della lira turca che negli ultimi due mesi ha perso il 20%. Forte la delusione per l'opposizione.
Dopo il bagno di folla nelle piazze, lo sfidante laico Muharrem Ince non ha tradito nelle urne, superando il 30%: un risultato che il suo Chp non toccava dagli anni Settanta. Ma non è bastato. Deludente la performance dell'ex ministra degli Interni nazionalista Meral Aksener, che si ferma poco sopra il 7%, dietro anche a Selahattin Demirtas, il leader carismatico curdo candidato dal carcere, all'8,2%. Per il Parlamento, la coalizione del Popolo Akp-Mhp si assicura circa 340 dei 600 seggi con il 53,5% complessivo. Ma il partito di Erdogan perde molti consensi e senza i nazionalisti, che con l'11% ottengono una cinquantina di seggi e si rilanciano al centro della scena politica, non sarebbe riuscito a tenere la maggioranza assoluta. Ora, è probabile che l'agenda di governo ne risulti fortemente influenzata.
L'alleanza della Nazione del Chp con il Buon Partito di Akesener e gli islamisti del Sp si ferma a 191 seggi con il 34%.
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