I procuratori di Seul ritengono che il leader e gli altri incriminati debbano quindi essere considerati responsabili della morte di alcune delle vittime, finora 22, del coronavirus in Corea del Sud. Lee, che ha 88 anni, oggi ha presentato scuse pubbliche per non aver reagito abbastanza velocemente contro la diffusione del virus all'interno della sua comunità religiosa. «Questa non era la nostra intenzione, ma come risultato molte persone si sono infettate - ha detto in una conferenza stampa a Seul - faremo del nostro meglio per sostenere con tutte le nostre risorse le misure del governo tese a controllare il virus». Leggi l'articolo completo su
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