Corea del Sud, setta accusata per diffusione coronavirus: leader chiede scusa in ginocchio

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Il leader della setta religiosa sudcoreana, che è il focolaio dell'epidemia di coronavirus nel Paese, è stato accusato di omicidio per avere ostacolato gli sforzi per impedire la diffusione del virus tra i suoi seguaci. Lee Man Hee, fondatore e leader spirituale della Chiesa di Gesù Shincheonji, ed altri 12 esponenti della setta sono stati accusati infatti di non aver fornito i nomi dei seguaci che potrebbero aver diffuso il virus, ostacolando quindi gli sforzi delle autorità sanitarie locali.

I procuratori di Seul ritengono che il leader e gli altri incriminati debbano quindi essere considerati responsabili della morte di alcune delle vittime, finora 22, del coronavirus in Corea del Sud. Lee, che ha 88 anni, oggi ha presentato scuse pubbliche per non aver reagito abbastanza velocemente contro la diffusione del virus all'interno della sua comunità religiosa. «Questa non era la nostra intenzione, ma come risultato molte persone si sono infettate - ha detto in una conferenza stampa a Seul - faremo del nostro meglio per sostenere con tutte le nostre risorse le misure del governo tese a controllare il virus».

Ultimo aggiornamento: Lunedì 2 Marzo 2020, 12:17
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