«La “Caporetto” dell'Inps non può finire in un “volemose bene” nel nome dell'alibi della responsabilità invocata dai grillini che scomodano gli sciacalli e fanno gli struzzi: ci sono responsabilità enormi che si vedono a occhio nudo. Dalle dichiarazioni pubbliche registrate nelle ultime 24 ore emerge un quadro desolante e paurosamente contraddittorio. Solo alcuni spunti. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, sostiene che dopo gli attacchi hacker dei giorni scorsi “il sito era stato messo in sicurezza e gli attacchi erano stati eliminati e non se ne prevedano ulteriori”. Dunque è un fatto che non c'entrano gli hacker con la Caporetto che da mezzanotte in poi del 1 aprile ha paralizzato il sito». Lo dichiara in una nota Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato. «L'afflusso di chi doveva avere i 600 euro, infatti, era prevedibile e atteso come l'alba ogni mattina e l'Inps non era preparata nè attezzata e nulla ha fatto per evitare confusione e panico. Ô solo alle 11:51 del 1 aprile, secondo quanto dice il presidente Pasquale Tridico (colui che non trova ancora le parole per chiedere scusa agli italiani), che l'Inps è vittima di un attacco informatico. Ed è a questo che il presidente aggancia la decisione di alzare bandiera bianca e chiudere il sito. Lasciamo da parte la politica, leggiamo le parole di uno dei massimi esperti al mondo di cybersecurity, Umberto Rapetto, che sulla vicenda ha concluso: »Se l'affondamento del sito dell'INPS è secondo solo a quello del Titanic, la dichiarazione del Presidente dell'ente previdenziale non ha precedenti (...). È la plateale ed inconfutabile dimostrazione che quel sistema informatico non era all'altezza della missione che era destinato ad assolvere«. E allora che facciamo: nel nome della difesa della poltrona di Tridico vogliamo mettere a rischio il Paese?».
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