Cura Italia, Inps: due milioni di domande per 4,4 milioni di lavoratori

Cura Italia, Inps: due milioni di domande per 4,4 milioni di lavoratori
Sono quasi due milioni (1.996.670), per circa 4,44 milioni di lavoratori, le domande arrivate all'Inps per le misure del decreto Cura Italia sull'emergenza Covid. Lo si legge in una nota dell'Inps. Sono 1,66 milioni le richieste di indennità di 600 euro dai lavoratori autonomi mentre per la cassa integrazione ordinaria sono arrivate 86.140 domande per 1.661.200 beneficiari (1.337.700 pagamenti a conguaglio e 323.500 pagamenti diretti). Sono arrivate inoltre 54.000 domande di assegno ordinario per 931.700 beneficiari, 181.683 di congedo parentale e 14.047 di bonus baby sitting. 

«La “Caporetto” dell'Inps non può finire in un “volemose bene” nel nome dell'alibi della responsabilità invocata dai grillini che scomodano gli sciacalli e fanno gli struzzi: ci sono responsabilità enormi che si vedono a occhio nudo. Dalle dichiarazioni pubbliche registrate nelle ultime 24 ore emerge un quadro desolante e paurosamente contraddittorio. Solo alcuni spunti. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, sostiene che dopo gli attacchi hacker dei giorni scorsi “il sito era stato messo in sicurezza e gli attacchi erano stati eliminati e non se ne prevedano ulteriori”. Dunque è un fatto che non c'entrano gli hacker con la Caporetto che da mezzanotte in poi del 1 aprile ha paralizzato il sito». Lo dichiara in una nota Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato. «L'afflusso di chi doveva avere i 600 euro, infatti, era prevedibile e atteso come l'alba ogni mattina e l'Inps non era preparata nè attezzata e nulla ha fatto per evitare confusione e panico. Ô solo alle 11:51 del 1 aprile, secondo quanto dice il presidente Pasquale Tridico (colui che non trova ancora le parole per chiedere scusa agli italiani), che l'Inps è vittima di un attacco informatico. Ed è a questo che il presidente aggancia la decisione di alzare bandiera bianca e chiudere il sito. Lasciamo da parte la politica, leggiamo le parole di uno dei massimi esperti al mondo di cybersecurity, Umberto Rapetto, che sulla vicenda ha concluso: »Se l'affondamento del sito dell'INPS è secondo solo a quello del Titanic, la dichiarazione del Presidente dell'ente previdenziale non ha precedenti (...). È la plateale ed inconfutabile dimostrazione che quel sistema informatico non era all'altezza della missione che era destinato ad assolvere«. E allora che facciamo: nel nome della difesa della poltrona di Tridico vogliamo mettere a rischio il Paese?».
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 2 Aprile 2020, 19:35
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