A rivelarlo è padre Antonio Loffredo, parroco del rione Sanità, quartiere che da ieri sera accoglie la scultura posta all'interno della sagrestia della chiesa di San Severo fuori le mura: «Chi vede la vita in questa scultura ha ragione, quel bambino di marmo è più che mai vivo - dice padre Antonio -, basta scorgere la manina che sembra voler uscire da quel lenzuolo per comprendere quello che ha visto Marco, abitante di questo quartiere.
Inevitabile l'assonanza del "Figlio velato" della sagrestia di San Severo con il "Cristo Velato" di Giuseppe Sanmartino che invece risiede nella cappella dei principi de Sangro Sansevero nelle vicinanze di piazza San Domenico Maggiore. L'equivoco ha suggerito a padre Antonio di dare una svolta per rilanciare anche questa parte della sanità meno conosciuta ma ugualmente ricca di storia e di mistero.
Ad accogliere i visitatori i magnifici ragazzi della cooperativa la Paranza insieme all'autore Jago. Che spiega il significato del "Figlio Velato": «A Napoli c'è il capolavoro mondiale del Cristo Velato, citando il capolavoro del Sanmartino tentiamo di raccontare una storia diversa. La storia dei milioni di innocenti che il nostro tempo consapevolmente sacrifica. Questo è il figlio velato, un bambino simbolo di una enorme sofferenza, ma anche una speranza perché tutto ciò non si ripeta. La verità - conclude l'artista - è che l'arte non potrà cambiare gli eventi, non potrà fermare le atrocità,ma può schierarsi dalla parte della bellezza , può evocare una fratellanza». Sul basamento i nomi dei tanti che hanno contribuito con una donazione alla realizzazione dell'opera.
Il Figlio Velato sarà visitabile tutti i giorni insieme al resto della chiesa ricostruita nel 1573 per volontà dell'arcivescovo Mario Caiafa e che racchiude capolavori scultorei e tele di grandi artisti come Luca Giordano. Inoltre la terza cappella a sinistra permette di accedere alle eponime catacombe paleocristiane che conservano affreschi e resti lapidei del V-VII secolo. Leggi l'articolo completo su
Leggo.it