«La Generazione Z è la più ricca di sempre, ma anche la più ansiosa. Tranne in Italia: qui i giovani non lavorano e non si formano»

Domenica 28 Aprile 2024, 19:21 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 07:18
Italia fanalino di coda

L'Economist sostiene che il vero potere economico di questa generazione è stato quello di credere che Il potere economico il lavoro fosse un diritto a differenza del passato, quando era un privilegio per pochi. Il fenomeno anglosassone delle dimissioni silenziose e cioè di lavorare il minimo indispensabile ne è l’esempio, così come una nuova visione del tempo libero e della cura del sé ha ricostituito i tempi e gli spazi del lavoro.

E in Italia? Il rischio di questa ricchezza è che non comporti una crescita professionale. «Solo l’1,1% dei ventenni nell’Ue gestisce un’impresa o impiega qualcun altro». Alla fine degli anni 2000, più dell’1% dei miliardari mondiali, secondo le misurazioni della rivista Forbes, erano millennial. E rimanendo in Ue, il caso italiano, come spesso accade, però, non è del tutto dentro questa logica. Seppur l’analisi del The Economist tenga conto di stime internazionali (e quindi validi anche per l’Italia), i dati si configurano per lo più in uno scenario angloamericano.

Nelle classifiche dell’Unione europea, invece, l’Italia è il Paese con il più alto tasso di Neet (Not in Education, Employment or Training), cioè di giovani che non lavorano e non si formano. Un'affermazione che conferma unl report del 2022 "A look at NEET" secondo cui la percentuale di Neet in Italia è tra le più alte d’Europa: la media UE si attesta intorno all’11% e l’obiettivo europeo è scendere sotto il 9% entro il 2030. In Italia, la più alta concentrazione di Neet si ritrova nella fascia d’età dei 25-29enni, toccando punte del 25,2% (più di un giovane su quattro). Nella fascia i 20 e i 24 anni sono uno su cinque (21,5%) e tra i 15 e i 19 anni sono uno su dieci (10,1%).

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