Le mani della 'ndrangheta sulla movida di Milano: 14 arresti, blitz in ristoranti, bar e negozi. «Facciamo la terra dei fuochi»

L'indagine ha tratteggiato anche le dinamiche del gruppo mafioso

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Aveva messo le mani su alcuni locali della movida milanese e tra le varie attività aveva pure architettato una serie di truffe alle agenzie interinali di lavoro il gruppo, azzerato lunedì 15 aprile, legato alla famiglia Piromalli di Gioia Tauro e guidato da Salvatore Giacobbe, boss che conosce e recita a memoria i riti e le regole della 'ndrangheta. È quanto emerge dall'indagine del pm della Dda di Milano Silvia Bonardi che ha portato il Gico del nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf ad arrestare 14 persone e a sequestrare quattro società che fanno capo ad altrettanti bar ed esercizi per la ristorazione, uno all'esterno e tre all'interno del Mercato Comunale di Isola, una tra le zone più frequentate dal popolo della notte.

Gli arresti

A finire in cella, su disposizione del gip Sonia Mancini, sono Salvatore Giacobbe, i suoi figli, il suo fidatissimo collaboratore che ha consentito di allargare il raggio dalla Lombardia al Piemonte, Giovanni Caridi, il referente dei Piromalli Agostino Cappellaccio e altri personaggi di caratura minore, che comunque hanno consentito di portare avanti "un piano espansionistico". Piano nel quale i Giacobbe, a seconda del settore che puntavano a controllare, si sarebbero interfacciati con altri clan e altre mafie. Per esempio con i Casalesi, quando si è trattato di fare affari con il traffico illecito di rifiuti.

Cosa è emerso

«Tu stai tranquilla, il tempo che veniamo noi qua, faremo diventare qua la terra dei fuochi», aveva detto nel maggio del 2019 Caridi in una intercettazione riportata nel provvedimento del giudice Mancini. Oltre all'immondizia, alle estorsioni – in particolare per il recupero crediti – e alle truffe ai danni delle agenzie del lavoro interinali, redditizia è stata anche l'infiltrazione nel tessuto della ristorazione, attività gestita da Cappellaccio con cui sono stati allungati i tentacoli su quella che una volta era una struttura fatiscente dove aveva spazio un mercato comunale al coperto e che da due anni ha riaperto con un nuovo look.

Cosa è successo lunedì 14 aprile

Le Fiamme Gialle hanno messo i sigilli a "La Masseria", bottega di prodotti alimentari, "Granum", pizzeria d'asporto, la pescheria "Piscarius" e il "Beats Bar" di via Borsieri.

Per la gestione delle società, riferibili allo stesso Cappellaccio, è stato nominato un amministratore giudiziario.

L'indagine

L'indagine ha tratteggiato anche le dinamiche del gruppo mafioso, con il capo, Salvatore Giacobbe, 72 anni, che distribuiva i compiti ai suoi sottoposti «a seconda delle specifiche capacità» e che «in virtù dei divieti impostigli dal regime di sorveglianza speciale cui era stato sottoposto» aveva trasferito la base da Agrate-Pessano con Bornago a Milano.

Inoltre, per crescere sempre più di importanza e credibilità, avrebbe non solo mantenuto saldi rapporti con Girolamo Piromalli, detto "Mommino", con cui si incontrava in "sistematici summit" a La Rinascente ed al bar Baldassarre dietro la Stazione Centrale, ma anche impartito lezioni sui rituali e le regole secolari della 'ndrangheta, come il "battesimo" o il "rimpiazzo", e le formule usate per le iniziazioni. Cosa che fa dire al gip che quella disarticolata non è «una compagine di calabresi trasferiti al Nord che, nel delinquere, vogliono semplicemente emulare o scimmiottare atteggiamenti e metodi dei boss della propria terra di origine» ma che si tratterebbe di «soggetti che hanno culturalmente interiorizzato e condiviso tutto quel nucleo di regole e rituali della ndrangheta più profonda e tradizionale».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Aprile 2024, 22:05
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