La reazione della Gen Z
Le lamentele della Gen Z, dunque, non sono vuote ma si instaurano in un progetto di restaurazione di quei limiti tra vita privata e professionale. Sempre più spesso si sente parlare di trend che puntano proprio in questa direzione, come per esempio il "quiet quitting", vale a dire comportarsi passivamente in modo da farsi licenziare senza dare le dimissioni, o "act your wage", ovvero portare a termine un carico di lavoro realmente corrispondente allo stipendio percepito. Se da una parte la Gen Z ha normalizzato la discussione riguardante la salute mentale e l'ambiente di lavoro, secondo la dottoressa tendono a confondere la distinzione tra emozioni e problemi psicologici.
Sentirsi sotto stress e avere ansia sono indicatori molto utili per completare eventuali compiti e non sempre possono essere considerati segni di un problema di salute mentale: «Il successo deriva dalla capacità di imparare a risalire in sella, a costruire le abilità che ci servono, chiedere aiuto e pensare fuori dalle righe. Anche questo è parte del processo di maturazione e crescita sul posto di lavoro».