Salvini con il generale Vannacci: «Più a destra non si può». L’affondo sui migranti

l leader leghista presenta il libro insieme a Vannacci: «Con lui posso parlare di pace». L’ex parà: «Le società multiculturali mettono in dubbio il concetto di Patria»

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di Mario Ajello

Erano tutti pronti a gridare: «Generale, facce Tarzan!». E invece, delusione: ecco in scena il Vannacci in versione moscia. Il capopopolo capolista non solo nel Centro Italia ma anche al Sud con la Lega, è costretto fin dall’abito che indossa - non come l’altro giorno la t-shirt provocatoria contro la sinistra ma un completo blu da euro-burocrate - a darsi un contegno, a non esondare, ad atteggiarsi da politico dal radioso futuro. Si limita soltanto a proclamare, in continuazione, Dio, Patria e Famiglia. Non infierisce sui disabili e sui gay. Non parla di Mussolini. Avrà ripetuto trenta volte la parola «identità», sottolineando come «non bisogna arrendersi al multiculturalismo che distrugge l’identità nazionale». «Io - dice «il valore aggiunto», così Salvini chiama il suo nuovo eroe - difendo l’italianità», «le nostre radici», «la tradizione», «la religione», «le campane delle chiese», «i crocefissi che l’Europa sta facendo sparire dal nostro paesaggio». E insomma, quanta «paccottiglia multiculturale»: «L’italianità esiste. E la farlocca inclusione da cultura woke va combattuta perché è contro la patria. Non si può neanche più dire buon Natale che ti mettono alla gogna». 

Siamo al tempio di Adriano, per la presentazione del libro «Controvento», autore Matteo Salvini. Ma la star non è il capo leghista. E’ l’ex parà («Corro da indipendente», dice) al quale una signora dal pubblico grida: «Andiamo a vincere, tu sei il Generale e Matteo è il Capitano!». I due si adorano: «Lui ha due figlie, io ho un figlio e una figlia e appena ci siamo conosciuti è scattata tra di noi una sintonia personale e culturale», dice Salvini. Il quale, appena arriva con la fidanzata Verdini, la presenta a Vannacci: «Questa è Francesca, la mia metà». E il generale, con linguaggio da ufficiale gentiluomo, stringendo la mano alla ragazza che sfoggia una minigonna di pelle rossa su un giubbottino marrone attillato: «Sono veramente onorato di fare la sua conoscenza». Ma Francesca dopo un po’ si annoia e se ne va. 

Sul palco, lo speaker così presenta il milite-candidato: «E’ stato obiettivo fisico in tanti campi di battaglia, lo hanno messo nel mirino i talebani, gli jihadisti, i guerriglieri del Ruanda e ora anche quelli delle chat anti-fasciste», e il Vannacci sorride: molti nemici, molto onore. Ma il libro da vendere ora è quello di Capitan Matteo, il quale sostiene che «con il generale posso parlare di pace» (contro l’Ucraina, naturalmente) e non perde l’occasione per tirare una bordata a Giorgia Meloni: «Le elezioni europee non avranno la minima influenza sul governo italiano. Ma quale rimpasto! Noi dureremo 5 anni, e io mi trovo benissimo in questo esecutivo. Però, a livello europeo, siamo su posizioni diverse e spero che nessuno, nel centrodestra, perda l’occasione di un centrodestra unito come in Italia magari dicendo di preferire Macron a Le Pen».

Giorgia è avvertita: niente inciuci con il centro e con la sinistra in sede Ue. 

In sala, giornalisti e fotografi sono in numero superiore ai fan del Capitano e del Generale. Però ci sono il ministro Valditara, Borghi e Durigon, il vice segretario Crippa, la Matone, Rinaldi, la Ravetto, Cantalamessa. E in più Angelucci, Cerno, Storace («Io votare la Lega? Un colonnello di An non può votare un generale!»), l’ex finiano Andrea Ronchi e anche, in seconda fila, Antonio Zequila, amico di Matteo e attore tra i protagonisti dell’Isola dei Famosi dove si è conquistato il soprannome di Er Mutanda. 

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LE ASSENZE

Mancano i leghisti del Nord, a cominciare dai capogruppo Molinari e Romeo, e finiti i lavori parlamentari se ne sono tornati a casa, per lo più pensandola come Giorgetti e come i governatori alla Fedriga e Zaia per nulla entusiasti della candidatura del generale. Al quale è stata imposta una linea soft, almeno per un giorno, non solo per non trasformare la presentazione del libro di Matteo nell’ennesimo Circo Vannacci - anche se lui è tentato di virare sul grand guignol infernale auto-definendosi a screzio degli avversari di sinistra una volta «Grande Satana» e un’altra «il Demonio» - ma anche per un ragionamento più sottile che si fa ai vertici della Lega e che è questo secondo uno dei salviniani presenti: «Molti italiani condividono le cose politicamente scorrette che dice il generale e non ne possono più dell’imposizione nel linguaggio e nei codici di comportamento del conformismo progressista. Ma perché lei idee di Vannacci si traducano in voti, conviene non buttarla troppo in caciara».

 

Anche se Matteo e Robertaccio rivendicano di stare a destra, e «più a destra non si può». 
I presenti, quando Vannacci più volte dice: «Si può fermare l’invasione degli immigrati clandestini che rischiano di cancellare la nostra identità», applaudono. Qualche turista che s’intrufola nella sala non capisce e chiede: «What’s happen?». Gli viene risposto che è in corso una manifestazione elettorale e questo è il commento: «Pittoresco, molto pittorescoooo». Il generale, in attesa dei grandi eventi che ieri il segretario ha annunciato (tre piazze: Roma, Bari, Milano), se la prende con le donne con il velo e con l’Europa brutta, sporca e cattiva che «vuole annacquare, livellare e negare le individualità dei popoli e delle persone». In più c’è l’Islam che ci minaccia, e se prima ci difendeva Oriana Fallaci (quando viene nominata sul palco Vannacci fa un sorrisone come a dire: sarebbe stata mia sorella) adesso c’è un nuovo crociato da 800mila voti. Se li prenderà.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 1 Maggio 2024, 12:52
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