Mafia a Bari, prima verifica del ministero per lo scioglimento del Comune. Decaro: «Un atto di guerra»

L'affondo del primo cittadino: "Un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio alla vigilia delle elezioni"

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Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha comunicato al sindaco di Bari, Antonio Decaro, la nomina della commissione d'accesso chiamata a valutare l'ipotesi di scioglimento del Comune per mafia. Un passo compiuto dopo l'operazione “Codice interno”, che ha portato a oltre 140 arresti e posto sotto la lente della magistratura un presunto scambio di voti fra alcuni rappresentanti politici e i clan della città. A chiedere la verifica per un possibile scioglimento sono stati, all'indomani del blitz, i parlamentari del centrodestra.

La reazione del sindaco

«Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari. Il ministro Piantedosi mi ha comunicato telefonicamente che è stata nominata la commissione di accesso finalizzata a verificare una ipotesi di scioglimento del Comune. L’atto, come un meccanismo a orologeria - scrive Decaro - segue la richiesta di un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del Governo e si riferisce all’indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati, tra gli altri, l’avvocato Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta proprio nelle file di centrodestra». Il riferimento è alla consigliera Maria Carmen Lorusso, eletta con il centrodestra e solo successivamente passata in maggioranza.

«Incuranti delle parole del Procuratore distrettuale antimafia che in conferenza stampa ha detto testualmente: “l'amministrazione comunale di Bari in questi anni ha saputo rispondere alla criminalità organizzata”, gli stessi soggetti che nel 2019 hanno portato in Consiglio Comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio - attacca il sindaco Decaro - ora spingono per lo scioglimento di un grande capoluogo di regione, evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell’inchiesta su Mafia Capitale. È un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio (guarda caso) alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita». 

I documenti

«È giusto che si sappia che negli scorsi giorni mi è stato richiesto di raccogliere tutte le attività svolte dal Comune di Bari contro la criminalità organizzata. Bene - prosegue Decaro - è stato consegnato al Prefetto alle 12 di ieri un voluminoso dossier, composto da 23 fascicoli e migliaia di pagine, contenente le attività svolte dal Comune contro la criminalità organizzata in questi anni. È evidente, vista la rapidità con cui è giunta la notizia della nomina della Commissione, che nessuno si è curato di leggere quelle carte. Ha avuto dunque più valore la pressione politica del centrodestra barese che fatti, denunce, documenti, testimonianze. Si tratta di una vicenda vergognosa e gravissima, che va contro la città, contro i cittadini perbene, contro il sindaco. A questa aggressione io mi opporrò con tutto me stesso, come mi sono opposto ai mafiosi di questa città. Fosse l’ultimo atto della mia esperienza politica. Non starò zitto. Non assisterò in silenzio a questa operazione di inversione della verità e di distruzione della reputazione di una amministrazione sana e di una intera città».

Poi la postilla, che è una dichiarazione di guerra a sua volta: «Se gli uffici del Ministero non hanno ritenuto di leggere le carte che ho consegnato, le farò leggere ai cittadini. E come ho sempre fatto, lascerò che siano loro a giudicare».

La solidarietà a Decaro

«Solidarietà al sindaco Decaro che difende la sua città» dice Matteo Ricci, presidente nazionale di ALI, Autonomie Locali Italiane, sindaco di Pesaro e coordinatore dei sindaci dem. «In questi anni Decaro e la sua amministrazione - prosegue - sono state un baluardo contro l'illegalità, Decaro l'ha pagata anche personalmente, con la scorta che da anni è costretto ad avere proprio per le battaglie contro l'illegalità che ha fatto nella sua città. L'atto di Piantedosi non è l'atto di un Ministro dell'Interno ma è l'atto di chi prende ordini di partito, da parlamentari pugliesi che non hanno chance di vincere le elezioni a Bari e che utilizzano il Ministero dell'Interno per creare confusione e danneggiare i cittadini baresi. Il Ministro dell'Interno è inadeguato a svolgere il ruolo che sta svolgendo, fa politica invece di garantire le regole com'è suo dovere fare». 

«Ciò che è accaduto oggi segna un punto di non ritorno nella storia politica del nostro Paese. Mai, prima di oggi, un Governo, un Ministro dell’Interno, avevano osato utilizzare i propri poteri amministrativi per combattere gli avversari politici e vincere una competizione elettorale. Quello che ha fatto il Ministro Piantedosi ai danni del Comune di Bari è un atto di una violenza e di una gravità inaudita»: così i parlamentari pugliesi del Partito Democratico Marco Lacarra, Ubaldo Pagano e Claudio Stefanazzi.

«E’ evidente a tutti - proseguono - che non esiste nemmeno l’ombra di un solo presupposto per verificare l’ipotesi di scioglimento del Comune. Il Ministro ha dimostrato di aver ignorato platealmente le parole del Procuratore distrettuale antimafia Rossi, quando ha affermato pubblicamente che l’amministrazione comunale è estranea ai fatti contestati ed è sempre stata impegnata pervicacemente nella lotta alla criminalità organizzata. Non solo, Piantedosi ha scelto di ignorare completamente i fatti: ossia che i consiglieri arrestati nell’ambito dell’inchiesta non sono stati eletti nelle liste a sostegno dell’attuale maggioranza, ma di quelle dell’opposizione al governo cittadino. Insomma, l’unica voce che ha voluto ascoltare e servire è quella dei parlamentari di centrodestra che hanno chiesto e ottenuto un commissariamento politico del Comune. A confermare la malafede con cui è maturata questa decisione assurda è la tempistica di quanto sta avvenendo. A pochi mesi da un’elezione in cui proprio il centrodestra, per la quinta volta in vent’anni, sarebbe andata incontro a una sconfitta bruciante. A questo punto, di fronte alla gravità di un atto che nulla ha a che fare con la nostra democrazia e che, anzi, ne costituisce l’esatta negazione, chiediamo l’intervento diretto del Presidente della Repubblica. Tutto questo accade solo nei regimi autocratici, ossia nei modelli cui Piantedosi e il centrodestra evidentemente si ispirano. E noi non possiamo tollerare che tutto ciò succeda in una democrazia come la nostra».


Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Marzo 2024, 22:33
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