Un microchip sottopelle ed ecco i cybor-dipendenti

Un microchip sottopelle ed ecco i cybor-dipendenti
Siamo i cyborg cantava la sigla di un cartone animato di inizio anni '80, un ritornello che d'ora in poi potrà essere intonato dai cinquanta dipendenti di Three Square Market che hanno accettato di farsi impiantare un microchip sottopelle. Inserito tra pollice e indice della mano, è grande come un chicco di riso e automatizza azioni quotidiane come il chip timbrare il cartellino, aprire la porta dell'ufficio, accedere al proprio computer e saldare gli acquisti presso le macchinette automatiche.
«I microchip sono il futuro dei pagamenti, che potrà essere regolato ma non bloccato», ha dichiarato Tony Danna, vice presidente della società che realizza software per i distributori di snack e bevande. Un chiaro segnale verso un domani in cui si potrà entrare in casa senza l'ausilio di chiavi oppure gestire la carta di credito grazie al chip.
Quanto alla privacy, teoricamente calpestata dalla presenza di un sistema che può conoscere a menadito spostamenti e abitudini dell'utente, la compagnia americana assicura che i microchip acquistati (per 300 euro ciascuno) dalla svedese BioHax non sono dotati di GPS ma di tecnologia Rfid e NFC per svolgere le azioni sopra citate. Three Square Market non è la prima compagnia a puntare sul chip sottopelle, perché la belga Newfusion e la svedese Epicenter sono state più rapide. (A.Cap.)

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 26 Luglio 2017, 05:00