'Ndrangheta, scandalo in Calabria,
la processione si ferma per il boss

'Ndrangheta, scandalo a Reggio Calabria: la processione si ferma a casa del boss
La processione della Madonna delle Grazie della frazione Tresilico di Oppido Mamertina si fermata davanti all'abitazione del presunto boss della 'ndrangheta Peppe Mazzagatti, di 82 anni, ai domiciliari per motivi di salute.

Nel momento in cui la processione - secondo quanto riporta stamane il Quotidiano della Calabria - ha fatto la sosta il comandante della stazione dei carabinieri di Oppido Mamertina si è allontanato in segno di dissenso da quanto stava accadendo.



Altri due carabinieri, invece, hanno documentato quanto stava accadendo e gli esiti dei loro appunti sicuramente confluiranno in una relazione di servizio che sarà inviata alle autorità di ordine pubblico. La processione, giunta nei pressi dell'abitazione di Peppe Mazzagatti, condannato all'ergastolo per omicidio e associazione per delinquere, si è fermata per circa trenta secondi. La statua della Madonna delle Grazie, portata da numerose persone, era preceduta da alcuni sacerdoti e da un gruppo di amministratori locali
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Il comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, Col. Lorenzo Falferi, ha detto che «L'allontanamento del comandante della stazione dei carabinieri di Oppido Mamertina è stato un atto tecnico per consentire gli opportuni atti di polizia giudiziaria. Il nostro maresciallo si è allontanato per compiere tutti gli atti di identificazione di coloro che hanno disposto e di chi ha effettuato la sostanza della processione. È stata effettuata anche una videoripresa di quanto stava accadendo in modo da avere una documentazione precisa. È ovvio che il maresciallo per compiere tutti questi atti è dovuto uscire dalla processione. Gli esiti delle nostre attività confluiranno in una informativa che sarà inviata alla Procura di Palmi ed alla Dda di Reggio Calabria».



Solo 15 giorni fa la scomunica dei mafiosi da parte del Papa. Sono trascorsi solamente quindici giorni da quando Papa Francesco, nel corso della messa nella spiana di Sibari, ha scomunicato i mafiosi. Papa Bergoglio, al termine della visita pastorale nella diocesi di Cassano allo Jonio, aveva lanciato la scomunica per i mafiosi e la richiesta di combattere la 'ndrangheta perchè adora i soldi e disprezza il bene.



«Quando non si adora il Signore - aveva detto il Papa - si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza, la vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato. La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perchè il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi».



«Quelli - aveva concluso - che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati»
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Il vescovo: «Prenderemo provvedimenti». «Il fatto è grave e prenderemo dei provvedimenti». Lo ha detto all'ANSA il Vescovo della Diocesi di Oppimo-Palmi, mons. Francesco Milito. «Abbiamo appreso stamane - ha aggiunto - di quanto è accaduto. In tempi brevi prenderemo tutte le informazioni in modo da avere un quadro completo, sia sui fatti che sulle persone, di quanto è accaduto. La cosa certa è che prenderemo dei provvedimenti».



Il sindaco: «Nessuna riverenza al boss». «Noi siamo una giovane amministrazione che si è insediata da 40 giorni e non abbiamo nessuna riverenza verso un boss. Se i fatti e le motivazioni di quella "fermata" sono quelli ricostruiti finora noi siamo i primi a condannare e a prendere le distanze».



A dirlo all'Adnkronos è Domenico Giannetta, sindaco di Oppido Mamertina, dove la processione della Madonna delle Grazie della frazione Tresilico di Oppido Mamertina si è fermata vicino all'abitazione del boss della 'ndrangheta, Peppe Mazzagatti, ai domiciliari per motivi di salute. «A quanto appreso finora - spiega ancora il sindaco - la ritualità di girare la madonna verso quella parte di paese risale a più di 30 anni ma questa - chiarisce Giannetta - non deve essere una giustificazione. Se la motivazione è, invece, quella emersa condanniamo fermamente. Noi siamo un'amministrazione che vuole perseguire la legalità».



Il sindaco ha annunciato inoltre l'intenzione di convocare una conferenza stampa in Comune per domani mattina intorno alle 11 per chiarire quanto accaduto.




Bindi: «Omaggio intollerabile». La presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, ha telefonato al maresciallo dei carabinieri Andrea Marino per ringraziarlo per la lealtà alle istituzioni e il senso dello Stato dimostrati in occasione della processione della Madonna delle Grazie a Oppido Mamertina. «Quanto è avvenuto nel corso della processione sconcerta e addolora - dichiara Bindi - e la Commissione antimafia intende approfondire i fatti incontrando anche il maresciallo Marino».



«Solo pochi giorni fa - ricorda Rosy Bindi - Papa Francesco aveva tracciato con parole chiare e inequivocabili una linea di netta demarcazione tra Vangelo e 'Ndrangheta. Dove c'è fede autentica non può esserci alcuna sudditanza o connivenza con il potere mafioso, per sua natura violento e corruttore».



«Dispiace - aggiunge la presidente della commissione antimafia - che il messaggio del Papa faccia fatica a diventare senso comune in tutta la comunità dei credenti e nella società calabrese, anche se ci sono segnali non meno significativi di una presa di coscienza del cambiamento necessario».



«Dovremo riflettere sul lungo cammino di conversione e di cultura della legalità che occorre ancora fare - conclude Bindi - testimoniato anche dal comportamento ingiustificabile degli amministratori di Oppido Mamertina che non hanno reagito con la necessaria fermezza all'omaggio intollerabile concesso ad un pericoloso pregiudicato».




Rosy Bindi ha telefonato al maresciallo dei carabinieri Andrea Marino per ringraziarlo per «la lealtà alle istituzioni e il senso dello Stato» dimostrati.



D'Alia: «Episodio vergognoso». «Quanto accaduto in Calabria, nel comune di Oppido Mamertina, è tristissimo e vergognoso: un plauso e tutta la nostra solidarietà ai Carabinieri che, da veri servitori dello Stato che non si piegano al crimine, hanno abbandonato la processione della Madonna delle Grazie, destinata a una tappa "ossequiosa" sotto casa del presunto boss locale».



Lo afferma in una nota il Presidente dell'Udc, Gianpiero D'Alia, componente della Commissione Giustizia di Montecitorio. «Ora chiediamo la massima severità - dice D'Alia - nei confronti di chi ha compiuto questo sfregio verso le istituzioni e il sentimento cristiano, a pochi giorni dalla straordinaria visita di Papa Francesco in Calabria».




La storia del boss Mazzagatti, dalla frutta al cemento. Ha inizio tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli settanta l'attività di trasporto del cemento su strada avviata da Giuseppe Mazzagatti, di 82 anni, ritenuto il boss dell'omonima cosca di Oppido Mamertina, nel reggino.



Agli inizi degli anni settanta, infatti, Giuseppe Mazzagatti, dopo anni dedicati alla vendita della frutta con un piccolo camion, in supporto perlopiù dell'attività di fruttivendolo del padre, avvia l'attività di trasporto del cemento su strada. L'uomo fu coinvolto anche nell'omicidio di un autotrasportatore con il quale aveva avuto contrasti per il predominio nel settore del trasporto del cemento su strada.



Mazzagatti, dopo alcuni anni, riuscì ad acquistare un autocarro e successivamente un autocementiera ed iniziò ad esercitare l'attività in regime di monopolio. Nel 1980 il Tribunale di Vibo Valentia condannò Peppe Mazzagatti ed il fratello Carmelo, per il reato di estorsione ai danni degli autotrasportatori di cemento che rifornivano diversi imprenditori della zona.



Mazzagatti, infatti, vantando una amicizia con Giacomo Piromalli riuscì ad imporre agli autotrasportatori di astenersi dall'effettuare carichi di cemento destinati ai cantieri per i lavori della strada Rosarno - Gioiosa Jonica, costringendo l'azienda produttrice di cemento a rivolgersi direttamente a lui per la fornitura del materiale.



Il presunto boss, condannato all'ergastolo per omicidio ed associazione mafiosa, è ritenuto uno dei principali protagonisti della faida tra le cosche della 'ndrangheta di Oppido Mamertina verificatasi negli anni '90. Nel 1993 gli uccisero in un agguato mafioso il figlio Pasquale, di 33 anni. Nel 2003, dopo una lunga detenzione in carcere, ha ottenuto gli arresti domiciliari per motivi di salute e per la sua età.

Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Luglio 2014, 19:42