Ilaria Ravarino
Pentole a pressione che diventano bombe, solventi che si trasformano

Ilaria Ravarino
Pentole a pressione che diventano bombe, solventi che si trasformano in armi chimiche, smartphone usati come detonatori. Il caso di New York è solo l'ultimo di una serie di attentati realizzati con strumenti innocui. Basta una rapida ricerca per accorgersi che il web è una risorsa inesauribile di suggerimenti per aspiranti terroristi. Eppure molte delle soluzioni più letali provengono da un libro, The Anarchist Cookbook, scritto dall'americano William Powell nel 1970 e diventato virale sul web. Sulla sua storia Charlie Siskel ha girato un (bel) documentario, American Anarchist, passato alla scorsa Mostra di Venezia.
Perché raccontare la storia di Powell?
«Perché è simbolica. È il racconto di una persona che quando era giovane ha fatto un grave errore per cui in seguito ha provato rimorso. Oggi, con internet, è facile pubblicare le proprie opinioni, ma è impossibile controllare l'impatto negativo che possono avere».
Il libro è usato anche dall'Is. Powell era pentito?
«Lo rifiutava da un punto di vista morale e provava rimorso per il fatto che fosse stato usato per fare del male. Ma quando lo ha scritto non aveva intenti violenti. Lui stesso non ha mai provato nessuna di quelle ricette per fare le bombe in casa. Negli anni 70 era ai margini della controcultura, non faceva parte dei movimenti di protesta. Quel libro era una provocazione per catturare l'attenzione ed essere pubblicato da una casa editrice. Un atteggiamento immaturo, ma umano».
Perché il libro continua a circolare?
«Perché non è solo un libro per fabbricare bombe. C'è qualcosa di seducente nel tono con cui è stato scritto. La retorica del sentirsi soli contro il mondo, il richiamo alla rivolta solitaria, sono sentimenti purtroppo diffusi e condivisi nel mondo».

Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Settembre 2016, 05:00