De Giorgi, addio con polemica «Mi vendicherò»

Nel giorno dell'addio alle armi, con una cerimonia a Palazzo Marina, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi lascia il servizio attivo attaccando «i corvi anonimi», ringraziando il premier Matteo Renzi «che ha avuto il coraggio di difendermi mentre altri si sono defilati» e promettendo «vendetta, in un modo o nell'altro». Una giornata particolare, quella dell'ormai ex-capo di Stato Maggiore della Marina, che se ne è andato togliendosi diversi sassolini dallo stivaletto militare. La rabbia, mai nascosta, è per il suo coinvolgimento nell'inchiesta sul petrolio della procura di Potenza che ha portato nei mesi scorsi alle dimissioni della ministra dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. Una macchia inaccettabile sulla divisa candida per un ammiraglio figlio d'arte, visto che anche il padre, Gino De Giorgi, negli anni 70 ha ricoperto la carica di capo di Stato Maggiore della forza armata. E prima della cerimonia, circondato dai suoi uomini nel cortile del Palazzo, le medaglie bene in vista sul petto, De Giorgi si lascia andare ad un discorso al microfono, parzialmente coperto dalle note della musica del Gladiatore: «Sono l'ultimo comandante della flotta repubblicana, offeso dai media, vilipeso dai corvi anonimi, avrò la mia vendetta».

Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Giugno 2016, 05:00