Due bombe potenti, con i timer sfalsati per fare il maggior numero di vittime possibile. A Kerman, in Iran, il giorno della commemorazione del generale dei Pasdaran Qassem Soleimani si è trasformato in un eccidio. I morti sono 103, i feriti più di 210. Un attentato terroristico che ha choccato il Paese. Non c’è stata alcuna rivendicazione, ma per Teheran la firma è chiara: è quella dei «nemici diabolici della nazione iraniana», ha detto la Guida suprema iraniana, Ali Khamenei. Non li cita direttamente, ma Israele e Stati Uniti sono i nemici giurati del regime degli Ayatollah. Il dipartimento di Stato americano nega con forza di essere coinvolto, «e non abbiamo ragione di pensare che lo sia Israele». Ma la strage di Kerman potrebbe avere delle gravissime ripercussioni sul già compromesso quadro mediorientale. Perché Teheran annuncia vendetta: «La risposta dell'Iran sarà forte e distruttiva e nel più breve tempo possibile» ha detto il ministro dell’Interno Ahmad Vahidi, sottolineando comunque che le indagini sono ancora in corso per identificare i colpevoli.
Le due esplosioni hanno investito la folla imbottigliata sul viale di accesso del cimitero di Kerman, nel sud-est del Paese, dove a migliaia erano diretti a rendere omaggio alla tomba di Soleimani, il comandante della Forza Qods dei Pasdaran e nemico numero uno di Israele, ucciso esattamente quattro anni fa in un raid americano all'aeroporto di Baghdad.
Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha «condannato con forza» l'attentato. Anche la Ue ha stigmatizzato «con la massima fermezza» questo «atto di terrore» e ha espresso la propria «solidarietà al popolo iraniano». Durissima, anche se più scontata vista la vicinanza all'Iran, anche la reazione del presidente russo Vladimir Putin, secondo il quale «le uccisioni di civili mentre visitano un cimitero sono scioccanti per crudeltà e cinismo».
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 4 Gennaio 2024, 06:00
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