Una guerra nella guerra, più nascosta della devastante offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, ma che apre nuovi scenari capaci di fare da detonatore per un allargamento del conflitto a effetto domino nell’intero quadro mediorientale. Gli Stati Uniti hanno condotto in Iraq un attacco che negli ultimi anni non ha precedenti, per colpire un comandante delle milizie irachene filo-iraniane nel cuore di Baghdad. Un raid messo a segno dopo quelli contro le forze filo Teheran nelle basi in Siria e il drone (israeliano) che ha ucciso a Beirut il numero due di Hamas Saleh al-Arouri.
L’alto ufficiale iracheno Mushtaq Talib al-Saidie e un membro di spicco dell'Hashd al-Shaabi, che raggruppa fazioni armate vicine all'Iran, sono stati uccisi in un attacco di droni: i due sono stati centrati da un missile mentre salivano in auto. Altri sette militari sono rimasti feriti. Cnn e Reuter confermano: l’attacco è stato condotto dal Pentagono. «Gli Stati Uniti hanno preso di mira un membro di un gruppo legato all'Iran con le mani sporche di sangue americano» ha detto alla Cnn un ufficiale americano. Per Baghdad l’attacco dell’esercito americano rappresenta «una pericolosa escalation e un’aggressione all'Iraq, in contrasto con lo spirito e il testo del mandato e la missione per cui è stata istituita la coalizione globale» a guida Usa.
Il raid americano in Iraq porta in primo piano il ruolo chiave dei potenti gruppi paramilitari sciiti sostenuti dalla Repubblica islamica in funzione anti-occidentale.
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Gennaio 2024, 06:00
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