LA GIORNATA

Striscia di Gaza, la tregua scatta domani alle 7. Gli ostaggi saranno liberati a partire dalle 16. Egitto ha lista dei primi 10 che verranno rilasciati

Gli aggiornamenti sul conflitto in Medio Oriente

Gli ostaggi saranno consegnati alla Croce Rossa e alla Mezzaluna Rossa

Gli ostaggi rilasciati da Hamas nella Striscia di Gaza saranno consegnati alla Croce Rossa e alla Mezzaluna Rossa. Lo ha annunciato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majid bin Mohammed al-Ansari, citato dalla tv al-Jazeera.

Tregua dalle 7 di domani, primi ostaggi rilasciati alle 16

La tregua nella Striscia di Gaza inizierà domani mattina alle 7 ora locale, le 6 in Italia. Lo ha annunciato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majid bin Mohammed al-Ansari, citato dalla tv al-Jazeera.

«Domani intorno alle 16», ora locale, sarà rilasciato il primo gruppo di ostaggi nella Striscia di Gaza, composto da 13 tra donne e bambini. Lo ha annunciato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majid bin Mohammed al-Ansari, citato dalla tv al-Jazeera. Secondo il portavoce, l'intesa prevede che 50 persone vengano rilasciate nell'arco di quattro giorni di tregua, durante i quali «verranno raccolte informazioni» sugli ostaggi ancora rimasti nell'enclave palestinese. Il portavoce ha precisato che si sono conclusi i contatti con tutte le parti ed i mediatori e che sono stati consegnati gli elenchi con i nomi di coloro che verranno rilasciati.

Wall Street Journal: "Egitto ha ricevuto la lista dei 10 primi ostaggi che saranno liberati"

Le autorità del Cairo hanno ricevuto la lista con i nomi dei primi 10 ostaggi che dovrebbero essere liberati da Hamas, mentre proseguono le trattative per attuare l'intesa. Lo ha riferito il Wall Street Journal citando un funzionario egiziano.

Il quotidiano Haaretz: "Così i vertici dell'esercito hanno ceduto sull'accordo per la liberazione degli ostaggi"

Negli ultimi giorni c'è stata una netta «inversione di rotta» nella posizione dei vertici della Difesa israeliana - dal ministro Yoav Gallant al capo di Stato maggiore Herzi Halevy e, in misura minore, il capo dello Shin Bet Ronen Bar - riguardo l'accordo per la liberazione degli ostaggi. Questione in un primo tempo che consideravano «all'ultimo posto» nelle priorità della guerra, sottolinea il quotidiano Haaretz in un editoriale, ma che poi ha scalato la classifica sulla spinta delle proteste dei familiari e delle pressioni dell'Amministrazione Usa. Una settimana fa, ricorda il giornale, i ministri Gadi Eizenkot e Benny Gantz erano in minoranza nel gabinetto di guerra nel sostenere la necessità di accettare l'intesa. Tra gli alti funzionari della Difesa, solo il coordinatore per i prigionieri e le persone scomparse, Nitzan Alon, e il capo del Mossad, David Barnea, erano d'accordo con loro. I termini dell'intesa non sono cambiati nell'ultima settimana. Ciò che è cambiata è la posizione israeliana, evidenzia Haaretz. Nella prima fase della guerra, Gallant e Halevy erano determinati a colpire Hamas, spinti dal «terribile senso di colpa» per la loro responsabilità per la strage del 7 ottobre. L'impressione era che alcuni alti funzionari credessero che le continue incursioni di terra avrebbero portato a un miglioramento delle condizioni per gli ostaggi, senza essere in grado di spiegare come ciò sarebbe accaduto.

Haaretz indica in domenica scorsa la giornata chiave in cui è maturata la svolta dei vertici della Difesa, che «mercoledì erano già in prima fila per prendersi il merito della mediazione riuscita». Anche il partito Sionismo Religioso ha ribaltato la sua posizione, mentre Itamar Ben-Gvir e Otzma Yehudit sono rimasti contrari all'accordo. In questo caso la questione non è solo ideologica, ma politica. Ben-Gvir ha notato il grande spazio che si è aperto a destra del premier Benjamin Netanyahu e intende approfittarne per distinguersi dai suoi rivali. Il contesto è il futuro della Cisgiordania dopo la guerra. La destra teme che, se Hamas verrà sconfitto a Gaza, gli Stati Uniti faranno pagare a Israele un prezzo in Cisgiordania sotto forma di un nuovo accordo con l'Autorità nazionale palestinese. Un simile accordo potrebbe includere il ripristino di una missione dell'Anp nella Striscia di Gaza, a cui Netanyahu finora si è sempre detto contrario. Secondo Haaretz, i coloni sono nel panico per il possibile rafforzamento dell'Anp. Hanno paura di perdere il controllo della sicurezza in Cisgiordania, il che potrebbe portare ad un attacco palestinese di massa contro gli insediamenti isolati nella regione. Per questo la destra sta ora cercando di lanciare un nuovo slogan: Isis uguale Hamas uguale Anp.

Fonti Bbc: Hamas presenta altre richieste

Hamas ha fatto ulteriori richieste nell'ambito dell'accordo sulla liberazione di una parte degli ostaggi in cambio di una tregua temporanea e la scarcerazione di detenuti palestinesi. Lo hanno riferito alla Bbc fonti del governo israeliano, senza però fornire dettagli in merito a queste richieste, mentre l'avvio dell'accordo è stato rinviato a domani.

Gaza, interrotti rapporti con l'Organizzazione mondiale della Sanità: "Israele liberi il direttore dell'ospedale Shifa"

Il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, ha interrotto la collaborazione con l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulle evacuazioni da al Shifa dopo l'arresto del direttore dell'ospedale. L'arresto del direttore Mohammed Abu Salmiya, e di altri membri dello staff, sarebbe avvenuto quando l'esecito israeliano ha fermato ad un checkpoint un convoglio dell'Oms proveniente da al Shifa. «Le Nazioni Unite sono pienamente responsabili di questo evento, aspettiamo appropriate e urgenti da parte loro» - ha detto il portavoce de dicastero, Ashraf Al-Qidra, citato dalla Cnn - Il ministero ha deciso di cessare il pieno coordinamento con l'Oms sull'evacuazione dei feriti e lo staff rimasto sino a quando non verrà prodotto un rapporto per spiegare cosa è successo e i detenuti non saranno rilasciati.

Sospesa evacuazione ospedale Shifa

Il Ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, ha annunciato la sospensione del coordinamento con l'Oms in seguito all'arresto giovedì mattina del personale medico dell'ospedale Al-Shifa, compreso il direttore dell'ospedale, mentre si dirigevano verso la parte meridionale della Striscia. .

Per il Ministero, citato da Haaretz, ciò significa che l'evacuazione dei feriti e delle rimanenti squadre mediche è bloccata. Ha criticato il fatto che le squadre siano state arrestate nonostante la loro uscita fosse stata coordinata con Israele, aggiungendo di attendersi «un'azione rapida (dell'Onu) per affrontare la questione».

Ambasciatore israeliano in Russia: tregua in vigore da domani

Il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza comincerà domani, 24 novembre, e il trasferimento degli ostaggi avrà luogo attraverso valico di Rafah, secondo quanto annunciato dall'ambasciatore israeliano in Russia, Alexander Bin Zvi, citato dalla Tass.

Egitto: tregua in vigore domani, consultazioni in corso

«La tregua, con tutte le sue condizioni, entrerà in vigore domani, venerdì»: lo afferma il capo dell'Ufficio stampa del governo, Diaa Rashwan, sul sito ufficiale. «Le comunicazioni e le consultazioni egiziane continuano con tutte le parti riguardo alla tregua concordata nella Striscia di Gaza». Ciò su cui ci si sta attualmente consultando «sono le procedure esecutive dettagliate che entrambe le parti dell'accordo dovranno implementare e rispettare».

Arrestato direttore ospedale Shifa

L'esercito israeliano ha confermato di aver arrestato il direttore dell'ospedale Shifa di Gaza, Muhammed Abu Salmya. Secondo la radio militare è stato fermato mentre cercava di raggiungere da Gaza City la zona meridionale della striscia di Gaza, passando dal corridoio umanitario. L'emittente ha aggiunto che egli viene adesso interrogato. Ieri il portavoce militare israeliano aveva sostenuto che sotto all'ospedale Shifa Hamas aveva approntato «un importante centro nevralgico» per lo svolgimento delle sue attività militari.

Israele: ritardo tregua non deriva da rottura

«Il ritardo non deriva da una rottura dei colloqui, ma piuttosto dalla necessità di risolvere le questioni amministrative, che sono in fase di risoluzione». Lo ha detto una fonte israeliana citata dai media. «Non c'è motivo - ha aggiunto - di preoccuparsi». Anche il ministro Israel Katz - alto esponente del Likud, il partito del premier Benyamin Netanyahu - ha detto alla Radio Militare che «al momento l'ipotesi è che l'accordo sarà attuato». «Va ricordato - ha aggiunto - con chi stiamo lavorando: Sinwar (il capo di Hamas, ndr) è un uomo pazzo che ha dato ordini di uccidere, stuprare, abusare».

Qatar: negoziati procedono bene, a ore annuncio tregua

I negoziati a Doha per l'accordo sugli ostaggi «proseguono positivamente» e nelle prossime ore ci sarà l'annuncio della tregua. lo ha assicurato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, secondo cui Doha sta lavorando con le due parti e con gli Stati Uniti «per garantire il rapido inizio della tregua e per fornire quanto è necessario per assicurare l'impegno delle parti per l'accordo».

Haaretz: «Hamas non ha ratificato accordo, la tregua slitta»

Una fonte israeliana ha riferito ad Haaretz che non ci sarà una tregua nella Striscia di Gaza fino a quando non verranno finalizzati i tempi per l'attuazione dell'accordo con Hamas. Il quotidiano israeliano cita inoltre una fonte politica israeliana che spiega che il ritardo nell'attuazione dell'accordo sul cessate il fuoco è dovuto al fatto che Hamas non ha ancora presentato l'elenco dei cittadini israeliani che intende rilasciare, né ha ratificato l'accordo raggiunto con il Qatar, che dovrebbe garantire che tutte le parti rispettino i termini concordati.

Video

 

di Mauro Evangelisti

Ai familiari dei cinquanta ostaggi inseriti nella lista di coloro che saranno liberati nei prossimi quattro giorni non saranno comunicati i nomi se Hamas non li renderà pubblici. Il governo israeliano lì diffonderà solo quando saranno effettivamente al sicuro. L’obiettivo è non alimentare una cocente delusione se il meccanismo si dovesse inceppare. Dall’altra parte, Israele ha già pubblicato un elenco di 300 prigionieri palestinesi, rinchiusi in carcere per diversi reati ma non per omicidio, tutti giovanissimi e donne, dai quali si attingerà per il primo blocco di liberazioni (150).

SECONDA TRANCHE

Perché allora l’elenco è di 300? Entro la fine del mese ci potrebbe essere una seconda tranche di ostaggi liberati da Hamas, sempre con il patto “un giorno di tregua per una dozzina di rapiti che tornano a casa”, in modo da arrivare a un totale di 80-100 (su 240). A quel punto aumenteranno anche i prigionieri palestinesi graziati. Non a caso, il voto del governo, a larga maggioranza ma non all’unanimità, ha affidato un pacchetto di un massimo di dieci giorni di cessate il fuoco di cui potrà disporre il premier Netanyhau in questa trattativa. I termini dell’intesa Israele-Hamas: 4 giorni di stop alle armi; si fermano per 6 ore al giorno i droni; sarà concesso a 300 camion con aiuti umanitari (cibo, medicine e carburante) di entrare nella Striscia. Ieri sera nel corso di un discorso alla nazione Netanyahu ha spiegato: «Ho appena parlato con Biden, abbiamo ottenuto un netto miglioramento dello schema: la Croce Rossa potrà visitare i rapiti che resteranno prigionieri. L’obiettivo è riportare indietro tutti. La guerra continuerà fino a quando Gaza non sarà più una minaccia». Gallant (ministro della Difesa) ha aggiunto: «Ho raccomandato di manovrare in profondità a Gaza». E Gantz (leader dell’opposizione e ministro nel governo di emergenza nazionale) si è rivolto ad Hezbollah: «Devono rendersi conto che ciò che è accaduto a Gaza potrebbe accadere a Beirut». Il messaggio è chiaro: è una pausa, non la fine dell’offensiva.

 

L’applicazione dell’accordo, in un primo tempo previsto a partire da questa mattina, slitterà a domani, e prevede il cessate il fuoco da entrambe le parti (anche Hamas deve cessare di lanciare razzi). Jihad islamica, l’altra organizzazione terroristica operativa a Gaza che probabilmente detiene una trentina di ostaggi, ha dichiarato ad Al Jazeera: «Siamo parte dell’accordo». A Nord, Hezbollah ha confermato di avere aderito alla tregua di quattro giorni. Ieri sera il governo israeliano attendeva da Hamas l’elenco degli ostaggi che saranno restituiti nel primo giorno: come minimo devono essere dieci, ma possono essere anche di più, 12 o 13, visto che nell’arco di quattro giorni si deve arrivare in totale a 50.

La maggioranza, almeno 30, saranno minori: alcuni adolescenti, perfino neonati che spietatamente Hamas, nel corso del massacro del 7 ottobre, ha rapito. Ci saranno anche le loro madri (non tutte, visto che saranno otto), mentre a completare la lista dovrebbero comparire un’altra dozzina di donne. Sono tutti israeliani o con doppio passaporto. Quando Hamas li consegnerà, i primi dieci ostaggi saranno accompagnati in sei differenti ospedali israeliani, sottoposti a visite mediche, ma comunque in aree isolate rispetto agli altri pazienti. L’Istituto Haruntz, con specialisti esperti nel trattamento di minori vittime di abusi, e il Ministero del Welfare hanno inviato una serie di istruzioni al personale militare su come comportarsi, nel corso del trasferimento, con i bambini. Successivamente, Israele libererà i primi prigionieri palestinesi.

DETTAGLI

Ieri David Banrea, direttore del Mossad, è tornato a Doha, per incontrare il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. Il Qatar, che storicamente sostiene anche economicamente Hamas, ha avuto un ruolo chiave nella mediazione, alla quale hanno partecipato anche l’Egitto e, naturalmente, gli Stati Uniti, con l’impegno diretto del capo della Cia, Bill Burns. E Joe Biden è stato molto paziente nel tessere la tela dell’opera di convincimento di Netanyahu, contrario inizialmente alla concessione del cessate il fuoco. Secondo i media israeliani e americani ci sono state almeno tredici telefonate tra il primo ministro della Stato ebraico e il presidente Usa prima che si trovasse un punto di equilibrio. Anche gli Usa, inoltre, si sono impegnati a sospendere, come richiesto da Hamas (soprattutto dal leader politico che si trova in Qatar, Ismail Haniyeh), il volo dei droni sulla Striscia di Gaza per sei ore. Il New York Times ha rivelato: «L’accordo tra Israele e Hamas per la liberazione di ostaggi è frutto di una lunga e paziente pressione dell’amministrazione Biden e del lavoro diplomatico di una “secret cell”, una cellula segreta di stretti consiglieri del presidente che hanno lavorato con ostinazione su una rete di negoziati con Qatar, Egitto e Israele». Per Hamas il cessate il fuoco, con una guerra che di fatto sta proseguendo da un mese e mezzo, rappresenta oggettivamente un risultato utile. Secondo il Washington Post, i bombardamenti israeliani hanno causato una tale distruzione nel Sud della Striscia di Gaza che può essere paragonabile a quella in Siria, ma dopo quattro anni di guerra. Israele ha ripetuto più volte: al termine del cessate il fuoco, l’offensiva proseguirà, elimineremo per sempre Hamas. E ieri sera l’Idf (forze armate israeliane) ha annunciato: abbiamo preso il controllo di un complesso di Hamas nel quartiere di Sheikh Zayed. Diffusa un’immagine della porta che presumibilmente conduce a un tunnel sotto l’ospedale Al-Shifa: «I soldati sono entrati nel tunnel del terrore, decine di metri di un sistema che passa anche sotto l’edificio del Qatar nel complesso ospedaliero, nonché le stanze in cui i terroristi di Hamas possono operare e soggiornare per periodi prolungati».
 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Novembre 2023, 08:43
© RIPRODUZIONE RISERVATA