Simona Riso, per il suicidio della giovane
due medici a giudizio per omicidio colposo
di Davide Manlio Ruffolo
Una vicenda complicata quella che, per gli inquirenti, sembra finalmente prossima alla conclusione. La ragazza, come si è appreso dopo lunghe indagini, conviveva da tempo con un oscuro malessere. La mattina del 30 ottobre del 2013 deve aver pensato che quel dolore, forse uno stupro durante l'infanzia, era diventato troppo duro da sopportare. Così, verso le 7 di mattina, la giovane aveva deciso di salire sul tetto della propria residenza di via Urbisaglia per porre fine, con un salto nel vuoto, alla propria vita. Ma la ragazza era sopravvissuta e, rinvenuta distesa nel cortile, era stata portata d'urgenza al San Giovanni. Qui, giunta in condizioni disperate, aveva trovato la forza, seppur con voce flebile e in stato di semicoscienza, di affermare di essere stata violentata.
I medici, per verificare tali affermazioni, disposero i relativi controlli (poi risultati negativi) anziché «prescrivere con urgenza gli accertamenti strumentali volti ad appurare la sussistenza di lesioni traumatiche» che, successivamente, decretarono la morte per insufficienza respiratoria acuta della Riso. Una vita che poteva essere salvata come affermato dagli inquirenti, nel capo d'imputazione, secondo cui «i su indicati sanitari consentivano il peggioramento del quadro clinico di fatto vanificando ogni approccio terapeutico che, se tempestivamente adottato, avrebbe senz'altro permesso di scongiurare il decesso». Il processo inizierà l'11 maggio del 2016.
Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Gennaio 2015, 08:42
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