Roma, Marino cinque ore in Procura: "Quelle
firme sulle note spese non sono le mie"

Roma, Marino cinque ore in Procura: "Quelle firme sulle note spese non sono le mie"

di Sara Menafra
ROMA - Doveva essere una chiacchierata di un paio d'ore, al termine della quale il quasi ex sindaco avrebbe reso pubblica la sua versione dei fatti sul caso “scontrino gate”. E invece, l'incontro con il pm Roberto Felici e il procuratore aggiunto Francesco Caporale di ore ne dura quasi cinque. Alla fine, Marino scappa via in macchina: «Abbiamo spiegato tutto ma siamo molto stanchi», dice il suo avvocato, il professor Enzo Musco. Sarà, ma di lì a poco cambia anche la linea prevista per il primo processo abbreviato di Mafia Capitale che iniziarà questa mattina: fino a ieri pomeriggio la presenza del sindaco, magari con la fascia tricolore era data praticamente per certa. In serata la sceneggiatura cambia: «al 90%» dicono i suoi, il sindaco preferirà non esserci. Evitando riflettori e domande insistenti.





I DUBBI DEI PM

Nel corso dell'incontro, il sindaco ha consegnato una memoria scritta di alcune decine di pagine che ripercorre l'intera vicenda delle spese fatte dal 2013 in avanti. «E' stato sentito a spontanee dichiarazioni, non è indagato» ripetono da piazzale Clodio. Dove da oggi in avanti, la versione del chirurgo meno amato dal Pd, sarà passata al microscopio. Nei corridoi del palazzo che accoglie l'arrivo di Marino a metà pomeriggio, popolati solo da un gruppo di cronisti d'ogni risma che piano piano si ingrossa, non ci si mette molto a capire che la mossa del primo cittadino non è piaciuta molto. Quando giovedì scorso, il professor Musco aveva incontrato il procuratore capo Pignatone per un primo colloquio sull'argomento, era già chiaro che gli inquirenti avrebbero preferito ricevere una memoria scritta e proseguire con le indagini, piuttosto che ascoltare direttamente l'ex sindaco. Anche se Marino al momento non risulta indagato, è possibile che presto i pm, anche solo per procedere con le verifiche, iscrivano il suo nome al registro con l'accusa di peculato e, forse, di falso. Marino però a pochi giorni dalla definitiva scadenza del suo mandato, ha insistito per incontrare il pm titolare del suo fascicolo.



«MAI COI FAMILIARI»

Punto di partenza sono stati, ancora una volta, i sette scontrini sospetti per altrettante cene e un valore complessivo di quasi mille euro, tutti smentiti dalle “istituzioni” citate nei rispettivi giustificativi di spesa. Per ognuno il sindaco dimissionario dice di avere una giustificazione, anche se in qualche caso non tutte le tessere del mosaico sembrano andare completamente a posto. Il pranzo di Santo Stefano, ad esempio, del 26 dicembre 2013: «Non erano presenti i miei familiari, erano tutti in Sicilia e posso provarlo con i biglietti aerei» avrebbe detto il primo cittadino che era, ha ripetuto, «da solo a Roma». Non c'erano neppure i «rappresentanti della stampa» citati nel giustificativo di spesa, ammette. Ma in ogni caso, «era sicuramente un pranzo istituzionale», aggiunge. Un errore di persona la famosa cena che, secondo la ricostruzione del proprietario del ristorante, l'avrebbe visto accompagnato dalla moglie: «C'era una collaboratrice del mio staff che le assomiglia molto», ha ripetuto. Impossibile, infine, che le cene registrate durante le trasferte, ad esempio a Cracovia, l'abbiano obbligato ad andare e venire dall'Italia in poche ore.



IL PLAFOND

«Il professor Marino ha inteso precisare che egli non ha mai richiesto la carta di credito che gli è stata invece attribuita dagli uffici», spiega il comunicato diffuso in serata dal professor Musco. Che nega il ruolo del sindaco anche sull'aumento del plafond: «Non è stato lui a richiedere l'aumento da dieci a cinquantamila euro, come era nella precedente amministrazione».



Su chi abbia effettivamente compilato i giustificativi, il sindaco conferma le indicazioni di questi giorni. Quelle firme non sono le sue e poco importa che questa affermazione potrebbe comportare l'accusa di falso ideologico o falso in scrittura privata: «Tutte le sottoscrizioni a suo nome in calce a tali giustificativi non sono autentiche, come può facilmente rilevarsi ad occhio nudo e come è stato peraltro già comunicato da vari siti web romani». Il collegamento tra lo scontrino e il giustificativo poi presentato sarebbe stato fatto totalmente all'insaputa di Marino e gli uffici del comune «non ricordando la vera finalità istituzionale della cena, ne hanno evidentemente indicata una compatibile con l'ultimo appuntamento in agenda».

Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Ottobre 2015, 17:18