Riforme, opposizioni in marcia verso il Colle.
Al Senato la maggioranza stringe i tempi

Opposizioni in marcia verso il Colle. Al Senato la maggioranza stringe i tempi. Grillini all'attacco
ROMA - E' ancora scontro sulle riforme e l'opposizione va in corteo al Quirinale per protestare. «Entro l'otto agosto si vota con il contingentamento». Lo afferma il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri al termine della riunione dei capigruppo a Palazzo Madama sul ddl costituzionale sulle riforme.



«È una decisione grave ed irresponsabile. In Aula daremo battaglia», commenta a caldo la senatrice di Sel, Loredana De Petris, dopo la decisione della maggioranza di mettere la tagliola sul ddl costituzionale sulle riforme. Con la De Petris davanti alle telecamere si sono presentati anche i capigruppo di Lega e M5s, Centinaio e Petrocelli, che hanno definito l'esito della capigruppo «uno dei soliti giochetti di Renzi».



«In Italia c'è un gruppo di persone che dice "no!" da sempre. E noi, senza urlare, diciamo sì. Piaccia o non piaccia, le riforme le faremo», replica alle opposizioni Matteo Renzi, in un'intervista apparsa sul Corriere.it, in cui si dice determinato ad andare avanti.



Corteo al Quirinale. Un centinaio di parlamentari di M5s, Sel, Lega e gruppo misto di Camera e Senato si sono riuniti vicino a Palazzo Madama e sono poi andati in corteo fino al Quirinale per chiedere di essere ricevuti dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano e protestare sulla «tagliola» decisa dalla maggioranza.



La tagliola. Il presidente del Senato Pietro Grasso ha detto che i tempi complessivi ammonteranno a 115 ore. Di questi 8 saranno riservati per la presidenza e i relatori, 80 per le votazioni e 20 ripartiti tra i gruppo. Al Pd spetteranno 4 ore e 24 minuti, a Fi 2 ore e 50, a M5s 2 ore e 15, a Ncd 2 ore, al Gruppo Misto (a cui appartengono Sel e gli ex M5s) 1 ora e 45, a Scelta civica e a Pi 1 ora e 13. Inoltre 5 ore complessive saranno riservati a quanti parlano in dissenso dal proprio gruppo, anche in questo caso ripartiti in base alla consistenza dei gruppi: 1 ora al Pd, 40 minuti a Fi, 34 minuti a M5s, 30 minuti a Ncd, 26 al Gruppo Misto.



La riunione degli oppositori. Ci sono anche alcuni esponenti dei dissidenti del Pd e dei frontisti di Fi, alla riunione degli oppositori alle riforme costituzionali, in corso nella commissione Difesa del Senato. Oltre ad esponenti di Sel, M5s, ex M5s, sono nella sala anche senatori della Lega: tra i dissidenti dei due maggiori partiti che invece sostengono le riforme sono presenti Felice Casson e Augusto Minzolini.



​La seduta del Senato sulle riforme era stata sospesa stamani proprio a seguito della convocazione della conferenza dei capigruppo da parte del presidente del Senato Pietro Grasso. In aula, il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda aveva appena chiesto che ciò avvenisse, alla luce dell'andamento dei lavori della mattinata: l'aula ha approvato solo due emendamenti nel giro di un'ora. «Riflettiamo su una strategia per rendere il dibattito costruttivo ma anche conclusivo», aveva detto Zanda.



«Per la quinta volta il Pd ha fatto appello a tutti i gruppi per una riduzione molto consistente degli emendamenti» sulle riforme costituzionali, ha detto Zanda. «L'auspicio che l'appello venga accolto, ben sapendo che, così come sono legittime forme di ostruzionismo, il nostro regolamento prevede anche forme di contingentamento dei lavori. Intendo l'articolo 55 del regolamento che prevede di contingentare i tempi», ha sottolineato il presidente dei senatori del Pd. «Grasso ha indicato che i tempi necessari per approvare la riforma con quasi 8000 emendamenti non potrebbe terminare prima di metà 2015 e questo non è possibile. Rinnovo pubblicamente il mio appello a mantenere solo quelli significativi. Tra l'altro sono ostruzionistiche anche le 900 richieste di voto segreto, caso mai successo nella storia della repubblica - aggiunge l'esponente dem - Siamo pronti a discutere tutto ma nella sede propria. Io ritengo che questa richiesta dei gruppi di minoranza» di una loro riunione «la considero una apertura perchè non c'è stata una risposta ma una richiesta di poter interrompere i lavori per una loro consultazione interna».



«L'ultima parola sulle riforme sarà dei cittadini: referendum comunque! #noalibi».
Così il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, su Twitter, conferma il referendum sulle riforme. La dichiarazione è stata ritwittata dal premier Renzi.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 25 Luglio 2014, 09:45