Sonia, strangolata dal fidanzato a Milano.
L'aveva già ridotta in fin di vita 2 mesi fa

Sonia, strangolata dal fidanzato in centro a Milano: l'aveva già ridotta in fin di vita due mesi fa

di Stefania Cigarini
ROMA - Come se il femminicidio fosse la conseguenza ineluttabile di certe relazioni di coppia. Come se nessuno e niente potesse aiutare, fermare, cambiare un destino di morte. È la tragedia nella tragedia, la morte annunciata di Sonia Trimboli, 42 anni, strangolata con un elastico da pacchi, ieri, a Milano dal compagno e coetaneo Gerardo Maggiocalda.





Stavano insieme da tre mese, tre mesi durante i quali lui aveva già cercato di strangolarla una volta (agosto) e l’aveva picchiata fino a romperle un timpano. Lei, con un referto di 30 giorni di prognosi in mano, l’aveva denunciato, poi aveva ritirato la denuncia. «Lui non la lasciava mai in pace, la seguiva in bici, la picchiava e poi le chiedeva perdono - si sfoga il padre di Sonia che ha un negozio di riparazioni di orologi a fianco del palazzo dove è avvenuto l’omicidio - lei era molto fragile, aveva problemi con l’alcol, so che entrambi bevevano».









E litigavano spesso, usando le canzoni di Baglioni, a tutto volume, per coprire le urla e le suppellettili infrante. I vicini di via della Commenda, in centro città, avevano salvato la donna un paio di mesi prima, ma il copione era stato lo stesso, con la consueta richiesta di perdono. «Sì, Sonia aveva avuto una serie di problemi dopo la morte della madre, dieci anni fa», ha confermato il legale della famiglia Trimboli. Quando i carabinieri hanno rintracciaro Maggiocalda, cinque ore dopo il delitto, mentre girava in bici tra piazza Sant’Ambrogio e le colonne di San Lorenzo lui ha chiesto come stesse la fidanzata. Era convinto che fosse solo svenuta quando era uscito di casa.



In realtà subito dopo lo strangolamento Gerardo avrebbe chiamato un amico dicendogli che la fidanzata soffriva per dei problemi respiratori, poi è sceso da padre, che abita sotto il suo appartamento, gli ha dato le chiavi e ha detto di andare a vedere. «Siamo andati di sopra e c'era Sonia sul letto...» hanno spiegato i genitori di lui ai telegiornali.
La confessione ai carabinieri, invece, è arrivata qualche ora dopo il fermo.

Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Ottobre 2014, 11:26