Pensioni, Renzi chiede più flessibilità:
"L'Inps dia libertà di scelta sull'uscita"

Pensioni, Renzi chiede più flessibilità: "L'Inps dia libertà di scelta"
«L’impegno del governo è chiaro ed è: liberiamo dalla Fornero quella parte di popolazione che accettando una piccola riduzione può andare in pensione con un po’ più di flessibilità. L’Inps deva dare a tutti la libertà di scelta». Lo chiede il premier Matteo Renzi. Così Matteo Renzi, a Porta a Porta, sul progetto di revisione della riforma delle pensioni.



«Senza fare promesse, altrimenti dicono che è una promessa elettorale» dico che «con la legge di stabilità stiamo studiano un meccanismo non per cancellare la Fornero ma per dare un po' di libertà se ad esempio a 61 anni vuoi andare in pensione e accetti di prendere quei trenta euro in meno», aggiunge. «Gli italiani sono intelligenti - continua - Bisogna dire che su tu vai in pensione a questo livello prendi "x". Se vai in pensione a questo altro livello, prendi questo. Scegli tu!».



«La sentenza della Consulta avrebbe imposto al governo di ripagare 18 mld di euro ma i cittadini sanno che non ha senso spendere 18 mld per dare i rimborsi anche a chi sta abbastanza bene o bene», sottolinea poi Renzi tornando sulla decisione del governo di rimborsare parzialmente, dopo la sentenza della Consulta, le pensioni non rivalutate in seguito a un provvedimento del governo di Mario Monti del 2011. «Abbiamo risolto un problema in giro di 15 giorni e abbiamo recuperato credibilità in Europa», osserva ancora Renzi.



LA SCUOLA Non solo pensioni, Renzi è tornato sull'altro tema caldo del momento: la scuola.
E ribadisce che per cambiarla, bisogna "vincere un po' di tabù": "La rivoluzione della scuola e dell'università è rimettere al centro il merito", ha detto. "Io sono contento della discussione sulla scuola, anche se litigano... Certo, se vedo cartelloni in piazza contro di me non è che sia felicissimo, però finalmente si sta capendo che la scuola è il futuro dell'Italia". E non si dice sorpreso dalle proteste che, comunque, non lo hanno dissuaso ad andare avanti. "Ero assolutamente certo che sulla scuola ci sarebbe stata una manifestazione di piazza fortissima, ho insistito per questo per fare la legge elettorale il giorno prima. Ma penso che non siamo stati bravi a comunicare sulla scuola". Il dialogo, comunque, è ancora aperto: sulla riforma della scuola si può ancora discutere, sui meccanismi di valutazione si può ragionare, però deve essere chiaro che "il tempo del sei politico è finito". "L'uguaglianza nella scuola è in partenza, una scuola vera dà al figlio dell'operaio e a quello dell'imprenditore gli stessi diritti, poi se uno è più bravo va avanti". Ma le polemiche non si placano intorno alla figura del 'superpreside', ma, dice ancora una volta il premier, non c'è troppa differenza con quanto già accade: "Il preside decide? Guardate che questa è la legge da 50 anni. Formalmente oggi il preside ogni anno fa l'assegnazione delle classi. Potrebbe decidere l'insegnante di latino della sezione A e metterlo nella B. Non lo fa, perché giustamente cerca di privilegiare la continuità educativa".

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Maggio 2015, 11:44
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