Wimbledon al via, Bertolucci: «Il mio favorito è Djokovic. Mi intriga Rune, spero in un bel Sinner»

L'ex tennista azzurro, ora commentatore sportivo: "Berrettini? Da valutare"

Wimbledon al via, Bertolucci: «Il mio favorito è Djokovic. Mi intriga Rune, spero in un bel Sinner»

di Massimo Sarti

È stato insieme ad Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Tonino Zugarelli e al capitano non giocatore Nicola Pietrangeli protagonista della mitica Coppa Davis vinta dall'Italia nel 1976. Soprattutto in doppio, in coppia con Panatta, con il quale vinse anche 12 titoli (oltre che 6 in singolare). Paolo Bertolucci, 71 anni, sta per mettere i propri competenti e spesso taglienti commenti al servizio del 136° Torneo di Wimbledon, che parte oggi, dietro i microfoni di Sky, che trasmetterà in diretta esclusiva “The Championships” (anche su NOW) dedicando alla kermesse dell'All'England Club fino a 9 canali e oltre 400 ore di programmazione live, anche su Sky Sport 4K. Dirette, studi, commenti, interviste, analisi per non perdere un minuto di un evento che Bertolucci “prova” ad anticipare.

Bertolucci, Wimbledon è sempre Wimbledon, anche senza due dei “Fab3”, ovvero Nadal e Federer...

«È un torneo dal fascino unico, inimitabile, che va al di là dei nomi che vi partecipano. Alla fine vincono solo i grandi campioni, ma c'è di bello che anche nei campi secondari, dove giocano atleti non particolarmente famosi, le tribune sono sempre piene».

Possiamo considerare Novak Djokovic, già vincitore in Australia e a Parigi e alla ricerca dell'ottavo trionfo a Londra, il favorito per proseguire il sogno del Grande Slam?

«Strafavorito. Perché quei due o tre che potevano insidiarlo, parlo soprattutto di Berrettini e Kyrgios, sono fuori condizione. Forse l'unico resta Alcaraz, ma sull'erba va rivisto».

A proposito del giovane spagnolo, n°1 al Mondo, prima testa di serie e fresco vincitore al Queen's, potrà arrivare sino in fondo sui prati londinesi?

«Ha avuto un buon viatico, ma bisogna vederlo a Wimbledon, partita dopo partita, dove il carico di responsabilità aumenta».

Dopo il divieto del 2022, tornano bielorussi e russi, tra cui Medvedev. Potrà inserirsi in alto?

«No. No perché lui, come Ruud e Tsitsipas, hanno sempre faticato sull'erba e non credo faranno bene questa volta. Quello che mi intriga invece è il danese Rune, perché è giovane e ha caratteristiche tecniche che potrebbero sposarsi bene con l'erba».

Veniamo agli italiani. Come giudica sinora la stagione di Sinner e come secondo lei si comporterà a Wimbledon, dove è testa di serie numero 8?

«Bene la stagione di Sinner sino a Montecarlo. Poi ha avuto un evidente calo di risultati e prestazioni. Ha perso un po' di fiducia, ma fa parte del percorso di crescita. A Parigi aveva un gran bel tabellone, ma non l'ha sfruttato. Anche qui non si può lamentare, speriamo colga l'occasione per andare avanti».

Peccato davvero per Berrettini, che si presenta là dove è giunto in finale con Djokovic nel 2021 in condizioni che sono tutte un mistero...

«Un mistero per noi e forse lo sono anche per lui un mistero.

Matteo va veramente visto giorno per giorno, senza farsi troppe illusioni».

Tra l'altro inizia al primo turno con il derby italiano con l'amico Sonego...

«Quando non sei testa di serie, soprattutto testa di serie alta, può capitare di tutto. La cosa incredibile è che hanno giocato al primo turno due settimane fa a Stoccarda (vittoria di Sonego, ndr) e ora si ritrovano a Wimbledon sempre al primo turno in un tabellone a 128. Se riprovano a fare il sorteggio mille volte questa combinazione non ricapita più...».

Un giudizio su Musetti (testa di serie n°14)?

«Lui ha una tale facilità di gioco e tali mezzi tecnici che può ottenere grossi risultati anche su questa superficie. Dipenderà da lui, da come “digerirà” l'erba di Wimbledon, ma ha caratteristiche molto buone per fare bene».

Capitolo donne: la polacca Swiatek è favorita?

«Assolutamente, anche se ci sono tre-quattro giocatrici, prima tra tutte la kazaka Rybakina (trionfatrice nel 2022, ndr) che possono metterla sotto. Ma se Swiatek è a posto fisicamente e mentalmente è la più forte di tutte».

Sette italiane al via, nessuna testa di serie. Che momento è per il tennis femminile italiano?

«Eravamo abituati “male”. Abbiamo avuto dieci anni fenomenali con il tennis femminile, poi con il ritiro di quelle quattro-cinque giocatrici è normale che ora ci sia un periodo più difficile, ma ci sono segnali di che lasciano ben sperare».

Sull'erba Bronzetti finalista a Bad Homburg, Giorgi semifinalista a Eastbourne. Speranze riposte comunque soprattutto su Camila? Può passare qualche turno?

«Giorgi non è una novità. Però è sempre così altalenante. Può battere una Top10 con una certa assiduità, ma può altrettanto assiduamente perdere con giocatrici molto indietro in classifica».

Cosa ha significato per lei Wimbledon da giocatore e cosa significa oggi da commentatore?

«Da giocatore erano altri tempi. Una volta l'erba di Wimbledon era tagliata in maniera diversa, le palle erano più piccole. Era pressoché impossibile giocare da dietro, c'erano chances per i giocatori “serve and volley”. Oggi è molto diverso, ci sono possibilità soprattutto per coloro che non frequentano la rete in maniera tanto assidua. È un altro tennis. Ciò che non è cambiato, anzi che aumenta nel corso degli anni, è il fascino. Perché Wimbledon è Wimbledon, è il torneo più importante al Mondo, con tutte le loro regole e usi: vestono i tennisti di bianco, guidano a sinistra, avevano la Regina e oggi hanno il Re, mangiano le fragole e giocano sull'erba. Questa è l'Inghilterra, con i suoi pro e i suoi contro, ma con intatto sempre il suo fascino».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 3 Luglio 2023, 07:57
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