Christian Di Martino, come sta il poliziotto accoltellato a Lambrate dopo 5 ore di intervento e 100 trasfusioni

C'è stata una donazione straordinaria di sangue da parte delle forze dell'ordine, promossa dalla Questura in segno di riconoscimento per le cure al collega ricoverato nella struttura meneghina

Christian Di Martino, come sta il poliziotto accoltellato a Lambrate dopo 5 ore di intervento e 100 trasfusioni

È stato dimesso dal reparto di terapia intensiva del Niguarda di Milano Christian Di Martino, il poliziotto ferito dopo essere stato accoltellato da un pregiudicato alla stazione di Lambrate lo scorso mercoledì 9 maggio.

Poliziotto accoltellato a Lambrate, come sta Christian Di Martino

Il vice ispettore di 35 anni originario di Ischia se l'è vista davvero brutta. Ha dovuto subire oltre 5 ore di intervento e un centinaio di trasfusioni. È stato «un intervento concitato, eseguito in regime di emergenza a causa della gravità delle lesioni riportate», potenzialmente mortali. A descrivere l'operazione sono l'intensivista Roberto Fumagalli e la chirurga Stefania Cimbanassi dell'ospedale Niguarda, a margine di una donazione straordinaria di sangue da parte delle forze dell'ordine, promossa dalla Questura in segno di riconoscimento per le cure al collega ricoverato nella struttura meneghina.

Sono state utilizzate «circa 50 trasfusioni di sangue, una quarantina di plasma più altre», una decina, «di altri emoderivati», riferisce Fumagalli, direttore del Dipartimento di Emergenza e del reparto di Terapia intensiva di Niguarda. «Una quantità veramente importante» per «un intervento molto grosso».

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Ma «grazie anche all'aiuto del Centro trasfusionale che ci ha supportato in questo, siamo riusciti a superare la fase acuta e arrivare alla giornata di oggi», con il trasferimento del paziente dalla Terapia intensiva al Trauma team. «Christian ha sofferto di lesioni che sono gravate normalmente da un elevato rischio di mortalità", afferma Cimbanassi, responsabile Chirurgia generale - Trauma team di Niguarda, che ha operato Di Martino.

In più di un momento i medici hanno temuto di perdere il paziente: la paura c'è stata, conferma la specialista, «sia in fase intra-operatoria sia nell'immediato prosieguo, perché è stato un intervento complesso su lesioni estremamente gravi, anche con rischi legati alla trasfusione massiva effettuata.

Però nell'immediato post-operatorio, una volta» che il giovane è «approdato in Terapia intensiva, la situazione si è stabilizzata e quindi con cauto ottimismo abbiamo incominciato a ben sperare. E l'evidenza ci ha dato ragione».

In sala operatoria, rimarca Cimbanassi, «siamo riusciti a controllare l'emorragia anche grazie all'aiuto dei colleghi anestesisti e al supporto del Centro trasfusionale che ha fornito sangue e altri emoderivati che sono stati necessari per ripristinare il volume ematico perso a causa dell'emorragia copiosa».

Anche se «c'è sempre un prima e un dopo, il tempo centrale dell'intervento è stato di circa 5 ore», riporta la chirurga. La parte più difficile "è stata la correzione della lesione alla vena cava, che era la più a rischio per la sopravvivenza immediata del paziente».

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Oggi che è uscito dalla terapia intensiva sta meglio. «E' molto reattivo, in grado di interagire anche in maniera spigliata e simpatica con chi lo assiste quotidianamente, di buonumore ed estremamente desideroso di tornare presto al lavoro». Così lo descrive Cimbanassi. Per quanti giorni resterà ancora ricoverato «non è in questo momento prevedibile», precisa la dottoressa. «Dovrà recuperare le forze - spiega - cominciare l'alimentazione e recuperare quel minimo di autonomia che poi gli consentirà di tornare prima a casa, nella sua famiglia, e poi nuovamente nella sua famiglia di adozione, il corpo della polizia».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Maggio 2024, 15:54
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