Covid, tra chiusure e riaperture alla cieca i cinema in ginocchio. «Rischiamo tutti il fallimento»

Covid, tra chiusure e riaperture alla cieca i cinema in ginocchio. «Rischiamo tutti il fallimento»

di Luca Telli

«Portare i libri in tribunale è una paura con la quale i cinema convivono quotidianamente». Gérôme Bourdezeau, gestore dell’Etrusco di Tarquinia, la sua decisione l’ha già presa «tra dieci giorni consegnerò le chiavi al proprietario».

Per il futuro, si vedrà. Ciò che è certo è che non sarà una resa incondizionata: «Ho altri progetti in mente, alcuni si stanno già realizzando. Orbitano tutti nel mondo del cinema, è la mia vita e non potrebbe essere diversamente».

 La possibilità di tornare a gestire una sala non tramonta davanti alla violenza del virus, ma «sarebbe forse folle in questo momento», continua Bourdezeau che spiega come gli equilibri per un’autentica ripartenza siano precari e i fattori in gioco imprescindibili l’uno dall’altro.

«Tasselli – precisa– che hanno bisogno di tempo per andare al posto giusto e che ora sono distanti come all’inizio di una partita di mahjong. Aprire i cinema, anche domani, non è la soluzione».

Il motivo di un fallimento annunciato è legato agli umori delle case di produzione, duramente colpite dalla pandemia e indirizzate da logiche di mercato a posticipare l’uscita delle pellicole a un tempo indeterminato che guarda, nella più ottimistica della ipotesi, all’autunno quando la campagna vaccinale dovrebbe aver raggiunto una copertura considerevole.

«Un esempio di quello che succederebbe lo abbiamo avuto in estate.

Sale aperte e poltrone vuote. La paura ha giocato per un 50%, ma il resto è dipeso dalla carenza di prodotto - conclude Bourdezeau -. I cinema, per essere brutali, vendono film. Chi entrerebbe in un negozio vuoto?».

Un sentiero senza indicazioni, con gli ostacoli dell’aumento dei costi, che per molti gestori rappresenta però l’unica via di uscita. La liquidità dei sussidi nazionali e regionali ha permesso di galleggiare durante i mesi più duri, ma il crollo degli ingressi che nel 2020 ha sfiorato il 90% non ha esaurito il suo effetto negativo.

«Siamo in una situazione molto difficile e nelle stesse acque navigano le altre strutture provinciali – spiega Giuseppe Ferretti, gestore del CineTuscia village di Vitorchiano -. I ristori sono arrivati, per l’affitto abbiamo trovato un compromesso molto buono ma sono i biglietti la benzina che ci manda avanti».

Come per Bourdezeau, anche per Ferretti il nodo da sciogliere resta quello delle pellicole. «Mi auguro un gesto di responsabilità e di lungimiranza da parte delle case di produzione», spiega. Per la riapertura l’augurio è che il divieto cada alla scadenza del DPCM.

«Il via libera il 5 marzo posticiperebbe comunque le aperture di un paio di settimane – conclude -.  Ci saranno degli accorgimenti da fare, ma il 25 marzo la cassa integrazione sarà sospesa. Superare quella data è il vero salto nel buio che centinaia di famiglie non possono permettersi».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 12 Febbraio 2021, 19:56
© RIPRODUZIONE RISERVATA