Sfruttamento, l'imprenditore arrestato nega tutto. L'avvocato: «Offriva anche la colazione ai dipendenti»

Sfruttamento, l'imprenditore arrestato nega tutto. L'avvocato: «Offriva anche la colazione ai dipendenti»
«C'è stato un grosso travisamento». Quarantotto ore dopo l'arresto per caporalato di un imprenditore acquesiano, la difesa racconta la sua versione dei fatti. «Quanto prospettato - spiega l'avvocato Enrico Valentini che difende il 59enne - è sicuramente eccessivo. Non stiamo parlando di un grande imprenditore ma di un uomo con pochi mezzi che non ha mai avuto intenzione di sfruttare nessuno. In paese è conosciuto da tutti e più di qualcuno mi ha già chiamato per dirmi di essere pronto a testimoniare». Secondo l'accusa, l'imprenditore 59enne per oltre un anno avrebbe sfruttato richiedenti asilo, residenti in un centro migranti, portandoli a tagliare legna nei boschi con qualsiasi condizione climatica, senza le adeguate attrezzature e pagandoli pochi spicci. Tre i ragazzi centroafricani che hanno denunciato il datore di lavoro, prima all'ispettorato e poi ai carabinieri che hanno avviato serrate indagini. Da giugno 2018 a luglio 2019 i miliari delle stazioni dell'Alto Lazio hanno predisposto un accurato servizio di controllo sull'attività dell'imprenditore. In base alle risultanze il 59enne la mattina all'alba passava a prendere i migranti e li portava fino a sera a lavorare. Pagandoli tra i 100 e i 200 euro al mese. «I ragazzi - dice l'avvocato - volevano essere pagati a giornata o settimanalmente altrimenti non si recavano al lavoro. E dopo la prima denuncia il mio assistito ha messo in regola, iscrivendoli all'Inps, due su tre querelanti. Tra l'altro non risulta nemmeno che lavorassero dalla mattina all'alba, un barista mi ha detto che ogni giorno verso le 7 andavano a fare colazione, ovviamente offerta dall'imprenditore». L'indagato sarebbe in ristrettezze economiche e più di una volta non avrebbe avuto disponibilità. «Mi ha raccontato - dice Valentini - che al termine del Ramadan per pagare gli operai e fargli fare la festa ha venduto la madia della nonna che aveva in casa per 500 euro. Per queste ragioni sono convinto che la misura, astrattamente giustificabile, è esagerata». Le ragioni del 59enne potranno essere rappresentate al giudice stamattina per l'interrogatorio di garanzia.
Sull'arresto, intanto, è arrivato il ringraziamento ai carabinieri da parte dell'assessore regionale al Lavoro e nuovi diritti, Claudio Di Berardino: «Abbiamo aperto un tavolo con le parti sociali affinché la legge contro lo sfruttamento in agricoltura, di cui la Regione Lazio si è dotata, sia estesa anche in altri settori».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 25 Settembre 2019, 10:33
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