Virginia Raffaele in Denti da squalo: «Lascio a casa i miei personaggi e debutto in un film drammatico»

Video

Una favola moderna che ha l'odore del mare, quello del litorale romano, un pezzo di periferia in cui risuona ancora l'eco dei disperati di Pasolini, dove per crescere Walter, un ragazzino di 13 anni, Tiziano Menichelli al suo primissimo film, deve confrontarsi con la malavita alla Suburra e rifugiarsi nella villa di un boss, Er Corsaro – al secolo Edoardo Pesce – dove nella piscina abbandonata trova uno squalo malandato. Walter, orfano di padre, Claudio Santamaria criminale pentito, deve scegliere da che parte stare. Dalla sua c'è sicuramente Virginia Raffaele, nel ruolo della mamma in Denti da squalo (al cinema dall'8 giugno), diretta da Davide Gentile, ma nel film si nota anche lo zampino di Gabriele Mainetti, il regista di Freaks Out, qui in veste di produttore ed autore della colonna sonora insieme a Michele Braga.

Da trasformista ed attrice comica al primo ruolo drammatico. Perché?

Il mestiere di attrice è dar vita ai personaggi che si incontrano, mi è stata sottoposta questa favola moderna, in cui non sono la protagonista e mi sono messa al servizio della storia.

Soddisfatta del risultato?

Io non sono mai soddisfatta di niente ed è difficilissimo autodefinirsi, cerco solo di fare al meglio il mio lavoro, di essere al servizio del ruolo e di portare anche una parte di me.

Nella sua carriera ha indossato le facce di molti personaggi?

Nel mio percorso ho cercato di portare tante facce di me, prima con la faccia di altri, poi recitando di più a livello fisico, a volte vocale.

E’ una sperimentazione continua: dalla radio alla tv, dal cinema al teatro, tanti linguaggi, questo mestiere è bello perché non si finisce mai di provare, stupirsi, sbagliare. Questo mestiere è complicato sia quando si fa Carla Fracci che un personaggio minore, in cui si lavora di sottrazione.

Questo ruolo sarà una virgola tra prima e dopo?

Non riesco a dividere tutto in settori, ho fatto la radio mentre facevo il teatro, ho sperimentato la tv, e poi iniziato il cinema con Fabio De Luigi. Poter provare è bello, sarebbe facile sedersi su quello che uno sa fare sempre.

Qual è la morale di questa favola moderna?

E' una metafora di molte cose: il rischio, l’ingenuità, il bullismo, è uno spaccato di vita con una pennellata di fantasia. Forse la morale è che attraverso la sofferenza ed incontri spiacevoli, può uscir fuori la vera essenza delle persone.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 31 Maggio 2023, 10:22
© RIPRODUZIONE RISERVATA