Alex Britti a Leggo prima del tour "Sul divano": «Dopo il lockdown ho solo voglia di fare concerti e stare con la gente»

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Da una parte sta ristrutturando la nuova casa romana a Casal Palocco. Dall'altra sta ultimando le prove del suo ultimo tour. E non è un caso che Alex Britti, 54 anni romano e romanista (entrambi doc), abbia deciso di chiamare la tournée Sul Divano: «È come se il pubblico venisse a casa mia».


Un tour a dicembre?
«Perché dopo la pandemia e il lockdown ho accumulato una voglia di suonare che non mi passa. Siamo stati due anni fermi. È stato devastante. E adesso, anche dopo 30 date estive, ho ancora tanta voglia di suonare. Mi dà energia, idee. Insomma mi fa sentire di nuovo vivo».


Perché ha scelto questa dimensione intima?
«Perché voglio suonare e cantare e basta. È il tour dell'essenza. Ed è senza (strizza gli occhi e ride ndr)».


Senza cosa?
«Senza band, senza effetti speciali, senza computer, senza basi».


In controtendenza con i live di oggi?
«Sì, proprio così, bravo. Non ci sono video, effetti speciali, non ci sono ospitate vere o virtuali a riempire lo spazio».


Pensa che gli altri non sappiano riempire il concerto con la loro musica?
«Non lo so. Io sono diverso. Non dico migliore ma diverso. Sul palco sono io, il divano e le mie chitarre».


Quante ne ha?
«Ufficialmente cinque. Una acustica, un classica, una 12 corde e due di ferro. Poi ho quelle di backup: la bionda e la mora».


Parla delle sue chitarre come fossero delle fidanzate.
«Vuole insinuare che ho cinque fidanzate?».


Parlavo del suo rapporto con la chitarra.
«La chitarra non è un oggetto. La chitarra è un concetto. È una cosa che hai sempre in testa. Che ci pensi sempre. Che non riesci a stare senza suonarla. Poi è chiaro ognuna ha un suono diverso». (E gli riscappa da ridere ndr).

 


Andiamo avanti, i suoi tre chitarristi preferiti?
«Stevie Ray Vaughan, Santana e Paco de Lucia».


E tra gli italiani con chi vorrebbe collaborare?
«Io sono un po' viziato.

Ho suonato con Billy Preston, Joe Cocker, Patti Smith e Ray Charles. In Italia preferisco i giovanissimi, i loro suoni. Quelli della mia età sono troppo calcolatori, i ragazzi invece sono come me, istintivi».


Non mi ha detto un nome.
«Ho apprezzato Salmo. Di recente ho sentito un bel pezzo di Lazza e Sfera Ebbasta. Le sonorità rap e trap. Anche se i testi non mi attirano».


Il suo quartiere preferito di Roma?
«Trastevere. Ci sono cresciuto. Mio padre era di lì e lì ho fatto le mie marachelle. Anche oggi quando non so come arrivare in un posto vado a Trastevere lascio la macchina lì e prendo un taxi».


Milano, invece?
«A Milano ci ho vissuto. Ma ho anche scelto di non viverci per sempre. Tutti dicono che sia la città più europea. Io, invece, penso che sia la più italiana di tutte».


In che senso?
«A Milano i milanesi sono pochissimi, è piena di siciliani, calabresi, romani, pugliesi, napoletani. È bellissimo. Quando vivevo lì avevo una band con uno di Terni, un veneto, due napoletani e uno di Sanremo».


Ops, Sanremo... che mi dice?
«È una bella cittadina, si mangia benissimo il pesce».


Britti...
«Il mio rapporto con il Festival è ottimo. Ho bei ricordi. Ci tornerei volentieri. Appena sarà possibile. Appena mi chiamano. Appena si ricreerà quell'atmosfera magica che ti fa scrivere un pezzo per Sanremo».

video Davide Fracassi / Ag. Toiati


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Novembre 2022, 10:22
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