Coronavirus, messo a punto test "veloce" per riconoscere il Covid-19

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«Il nostro è un test di diagnostica molecolare, i nostri ricercatori hanno sviluppato il test in modo molto sensibile, andando a rilevare non solo una porzione del virus, bensì due, questo garantisce, soprattutto in caso di mutazioni che possono avvenire in maniera naturale durante un’epidemia, di mantenere l’efficacia diagnostica. I nostri ricercatori hanno testato, su una banca dati di 250 sequenze virali differenti oggi disponibili, l’efficacia diagnostica. Il test è stato sviluppato in pochissimo tempo, in meno di due mesi, da quando abbiamo appreso dell’emergenza e presto sarà disponibile presso gli ospedali di riferimento e non solo».

Lo ha detto a Sky TG24 Giulia Minnucci, direttore Ricerca Diagnostica Molecolare DiaSorin, l’azienda che ha messo a punto un nuovo test diagnostico veloce per la positività al Coronavirus. «Stiamo utilizzando una tecnologia – ha spiegato - che è stata sviluppata negli Stati Uniti per uso sia civile che militare, ed è pensata per una diagnosi rapida. Il nostro strumento è molto piccolo, che si può adattare a tutti gli spazi, possiamo immaginare anche un ospedale da campo. In un disco vengono inseriti i reagenti per eseguire il test e il campione. Basta inserirlo nello strumento e in tempo reale siamo in grado di dare una diagnosi certa e accurata in maniera semplice e veloce».

Dunque, anziché nelle 5-7 oggi necessarie, il test veloce permette di riconoscere la presenza del coronavirus SarsCoV2 in un'ora. Il test si basa sulle sequenze genetiche del coronoravirus depositate nelle banche dati internazionali e riconosce tutte le varianti finora note. L'Italia è in buona posizione anche nella ricerca sul vaccino. Potrebbe arrivare entro marzo il via libera ai test sugli animali del vaccino progettato dalla Takis. È un vaccino costruito al computer, ottenuto clonando un frammento dell'informazione genetica del virus nei filamenti circolari di Dna presenti nei batteri; il pacchetto così ottenuto viene iniettato nel muscolo e poi una breve scossa elettrica fa entrate il vaccino nella cellula, che comincia a produrre la sostanza (antigene) riconosciuta dal sistema immunitario.

Un'altra azienda italiana, la ReiThera, attende in aprile il via libera per i test sugli animali del vaccino basato su un adenovirus degli scimpanzé reso inoffensivo e trasformato in una navetta che trasporta la sequenza genetica della proteina spike, ossia l'arma che il coronavirus utilizza per invadere le cellule del sistema respiratorio umano. Iniettato per via intramuscolare, il vaccino stimolerebbe la produzione di anticorpi e l'attività delle cellule immunitarie. Sempre in Italia, la Irbm, si prepara a produrre il vaccino progettato dall'Istituto Jenner dell' università di Oxford nel suo laboratorio Gmp (Good Manufacturing Practices) per preparare le dosi necessarie ai test sugli animali, che saranno condotti in Gran Bretagna. Nel mondo sono una ventina i progetti di vaccino allo studio, basati su tre approcci: virus intero, frammenti del virus e materiale genetico. Sulla prima tecnologia stanno lavorando, per esempio, la Janssen (Johnson & Johnson) e la Codagenix e l'Istituto sierologico indiano.

Utilizzano invece parti del vaccino l'Università australiana del Queensland in collaborazione con la Coalion for Epidemic Preparedness Innovation (Cepi), il Baylor College of Medicine, l'università cinese Fudan University, New York Blood Center, e l'università del Texas; sono impegnate in questo approccio anche le aziende Novavax, Clover Bipharmaceuticals e Vaxart. Si basano infine sul materiale genetico del coronavirus i vaccini progettati da Inovio, Beijing Advaccine Biotechnology e Cepi, Moderna, in collaborazione con i National Institutes oh Health (Nih) degli Stati Uniti e Cepi e infine CureVac e Cepi.
Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Marzo 2020, 18:41
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