La scuola va a casa e i compagni di classe diventano prof. La storia di Riky, 18enne pluriamputato, e del suo amore per la vita

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di Isabella Pascucci «Tra i cartoni e i film ci sono quelli che detesto con tutto me stesso. A volte mio fratello mi dice: "Ma come, sei grande e grosso e hai paura dei film dell'orrore?". Non è questione di paura. Non sopporto tutto ciò che mette ansia. Nella mia vita ne ho provata tanta, molto più di quella che una persona riterrebbe necessaria. E penso che provare ansia senza un motivo, costruirsela intorno, sia qualcosa di inconcepibile». Ha le idee chiare Riccardo, un'intelligenza e una mente brillanti e una sensibilità rara, decisamente precoci per un ragazzo di 18 anni. E poi, ha tanta voglia di futuro, di realizzare i suoi sogni, come qualsiasi coetaneo. Nonostante le tante sofferenze subite nel corso della sua vita, anche se il suo corpo è stato martoriato da una malattia devastante. Eppure, Riky, come lo chiamano tutti, di arrendersi non ha avuto mai intenzione, neppure sulla sedia a rotelle a cui è stato condannato dall'amputazione degli arti. Perché quello era l'unico modo per sopravvivere. Dal 2010 Riky non può più frequentare la scuola, e così alcuni suoi docenti di si sono impegnati con tenacia e non senza ostacoli ad attivare un innovativo servizio di istruzione domiciliare alternativo, irrobustito rispetto al numero esiguo di ore garantite dagli scarni fondi statali. Perché Riky ha tanta voglia di studiare e di imparare. Nell'intervista rilasciata di fronte alla telecamera, Riky parla con disinvoltura, come un attore consumato. Le sue parole trasudano autenticità, sono la sceneggiatura più vera di una vita combattuta, ma anche amata, in ogni suo istante. Il respiratore meccanico copre le consonanti e offusca le vocali, ma la voce di Riky non riesce a spegnerla. E il coraggio e la lucidità delle sue parole colpiscono e danno i brividi per la lucidità e il coraggio. La storia di Riky È nel febbraio 2005 che a Riccardo viene diagnosticata una malattia terribile, una Mielodisplasia Areb con traslazione genica, una delle forme di leucemia più acute e devastanti. Riky ha 7 anni, la sua vita cambia all'improvviso: «In ospedale, ho cominciato a vedere l'altra faccia della medaglia: operazioni, prelievi di sangue, tutte cose all'ordine del giorno e che un bambino di sette anni - vuoi o non vuoi - non può capire fino a che non le prova sulla sua pelle». Poi, a 13 anni una setticemia da streptococco con blocco cardiaco renale e coagulazione intravascolare disseminata si porta via anche le sue gambe e le sue braccia: l'unico modo per salvargli la vita è l'amputazione di tutti e quattro gli arti. Da allora, Riky, che vive a Roma, è costretto su una carrozzina, ma la sua intelligenza e la sua curiosità sono galoppanti. Allo studio non vuole rinunciare: «È una cosa fondamentale per me, più che per le conoscenze, per le esperienze che mi trasmette. Ho molteplici interessi legati a diversi campi. Tuttavia, come questo influirà sul lavoro che farò in futuro non mi è dato sapere e non desidero neanche capirlo all'istante: vorrei prendermi più tempo del normale per decidere in completa libertà cosa voglio fare nella vita». I compagni di classe diventano professori È il professor Davide Toffoli, docente di Lettere di Riky, a spiegare come nasca il progetto "Percorsi attivi dal singolo al gruppo e alla squadra" e perché: «Attualmente, per l'istruzione domiciliare lo Stato riesce a coprire, con finanziamenti mirati, un monte ore irrisorio: 40 ore annuali. E, senza un'integrazione da parte di finanziamenti o sponsor privati si fa davvero poco. Quest'anno per fortuna il finanziamento è arrivato grazie ad una Onlus che ha preso a cuore la situazione di Riccardo ed è stata un'ottima risorsa». Dal canto suo l'Usr Lazio (Ufficio scolastico regionale) ha approvato la richiesta di istruzione domiciliare avanzata dai docenti di Riky, riconoscendo il massimo delle ore previste: 7 a settimana. E consentendo, così, alla scuola di nominare i docenti per lo svolgimento di ore aggiuntive, appunto domiciliari, in favore di Riccardo. Ma, spiega Toffoli: «Sussistono alcune difficoltà: non è detto che all'interno della scuola si trovino docenti disponibili a questo tipo di attività. Tuttavia, quest'anno, grazie al finanziamento, siamo riusciti a coprire circa 200 ore di istruzione domiciliare, contando anche sull'aiuto dei compagni di Riccardo». I ragazzi, infatti, si impegnano a fornire a Riky una lezione settimanale di tre ore, riportandogli quanto hanno appreso a scuola con slides e altro materiale di supporto, svolgendo approfondimenti specifici di gruppo ed esempi di interrogazioni e spiegazioni in loco. Un'esperienza biunivoca, utile anche agli studenti con un profitto scolastico meno smagliante, così da stimolare e potenziare il proprio rendimento. «Questo serve tantissimo a Riccardo come studente» continua Toffoli «perché quello che gli è mancato in questi anni è stato soprattutto il rapporto con il livello dei suoi compagni di classe. L'anno scorso, in occasione di un voto di eccellenza, ebbe anche da ridire perché pensò glielo avessi regalato. Ma il fatto è che non poteva giudicare il livello della classe e capire quanto la sua preparazione fosse superiore alla media».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 26 Settembre 2016, 12:28
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