Tra un foglio bianco e uno a quadretti «preferisco senza dubbio un foglio a quadretti. Con l’età mi sono abituato anche al foglio bianco, ma ci faccio subito i quadretti. Il foglio bianco è la metafora del campo libero, la libertà totale, ma nel lavoro creativo non è vero che la totale libertà aiuti. Aiuta invece avere dei limiti, delle regole. Questo avviene in tutte le arti, anche in musica. C’è sempre qualcosa di geometrico, di preciso. Si parte da una regola: casomai poi ti diverti anche a sovvertirla, ma hai bisogno di seguirne i limiti. Io lavoro molto con gli scienziati e lavorano sempre alla stessa maniera: lavorano sempre su degli angoli molto stretti e la libertà se la tolgono essi stessi, salvo poi ricominciare da capo quando si accorgono di aver sbagliato». Nell’intervista, Piano parla anche gli anni della sua giovinezza, a Milano: «Conducevo una doppia vita: di notte occupavo l’università, di giorno andavo a lavorare nello studio dell’architetto Albini.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 29 Giugno 2020, 11:39
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