Taiwan, terra scintillante d'acqua e fuoco

Taiwan, terra scintillante d'acqua e fuoco

di Simona Orlando
Si sono spente domenica 3 marzo le ultime luci del Capodanno cinese a Taiwan, ex Formosa, l'isola delle montagne che superano i 3000 metri. È la festa più lunga e importante dell'anno, cambia data seguendo il calendario lunare (il via è sempre fra il 21 gennaio e il 20 febbraio), va dalla notte della vigilia alla Feste delle Lanterne, itinerante, quest'anno caduta il 19 febbraio a Pingtung, celebrando il trentennale della manifestazione per la prima volta sulla laguna. Non è di poco conto, se si pensa ai riflessi che l'acqua offre alle luci.

Varcato il cancello del Palazzo del Dragone, lo spettacolo è quasi da ferire la cornea, un'ubriacatura scintillante con 784 installazioni sgargianti sparse su 43 ettari e opere fluttuanti nella baia. In due settimane, fino al 3 marzo, sono stati otto milioni i visitatori, record per un appuntamento che comincia a richiamare molti turisti stranieri. Merito dello spettacolo che fa spalancare la bocca a grandi e bambini, e della facilità con cui si può raggiungere la meta. Da Roma ad esempio ci sono voli diretti per la capitale Taipei (12 ore di viaggio) con la China Airlines e, una volta lì, i treni ad alta velocità fanno volare in un baleno dai grattacieli ai templi. Una buona base è il Palais De Chine (140 euro a notte), hotel di fronte alla stazione capitolina, gestito da un direttore italiano, con ristorante tre stelle Michelin, specialità anatra alla pechinese.

LA LEGGENDA
Il Capodanno cinese è uno dei migliori periodi per andare (d'estate il caldo può essere insopportabile e c'è il rischio tifoni) e per soggiorni inferiori ai 90 giorni non è richiesto il visto. Un'elasticità rara, di questi tempi. Al Lantern Festival era presente la Presidente Tsai Ing-wen, prima donna eletta a Taiwan nel 2016 e in cerca di maggiore empatia con il suo popolo, in vista della sperata rielezione nel 2020. È stata lei ad annunciare ufficialmente l'anno del Maiale, dodicesimo segno zodiacale, secondo la leggenda l'ultimo animale ad arrivare al cospetto dell'Imperatore perché aveva dormito troppo. È emblema di salute e fortuna (soprattutto economica), per tutti tranne per chi è di questo segno. L'anno del proprio segno zodiacale è sempre il più sfortunato. La forma suina è ovunque, dolci e ravioli compresi, ma con una particolare deroga quest'anno a Pingtung, il protagonista è stato il tonno pinna blu, lanterna alta 16 metri, sul piedistallo del molo e accompagnata da fuochi d'artificio mobili, in grado di variare disegni in cielo grazie alla formazione in aria di droni.

LA GONNA
Esibizione in puro spirito taiwanese, che alla tradizione unisce l'innovazione tecnologica. La zona prospera grazie all'industria ittica, perciò abbondavano lanterne a tema, dai pesci pagliaccio alle meduse giganti, e non mancavano cartoni animati e anime. Nella contea vivono otto tribù indigene, che hanno esibito il loro spazio creativo, così come gli immigrati provenienti soprattutto da Indonesia, Vietnam e Filippine. Hanno collaborato all'opera Lady Of The Sea, la Signora del Mare, applicando 350.000 gusci di ostrica per formare l'enorme gonna sotto cui c'è riparo per tutti. La struttura è diventata permanente simbolo di accoglienza. In questo periodo gli adulti regalano ai più piccoli una busta rossa con i soldi, un gesto che trasferisce prosperità e serve per corrompere gli spiriti maligni. Il prossimo appuntamento è nel 2020 a Taichung per l'anno del Topo. Chi non ama i fasti ai limiti dell'accecamento, può optare per lo Sky Lantern Festival di Pingxi, un paio d'ore a nord di Taiwan in treno o bus, molto più intimo e romantico, l'unico luogo in cui è legale lasciare andare le lanterne in aria perché sicuro, riparato dalle vette e percorso dal fiume.

LE BOTTEGHE
Se cadono, si spengono. Chi riporta le lanterne al negozio, riceve otto dollari taiwanesi per il recupero. Fino a fine 700 le lanterne davano informazioni militari e segnalavano che era sicuro ridiscendere dai monti a donne e bambini, fuggiti al riparo per evitare attacchi. All'inaugurazione affluiscono cinquantamila persone, ma nei giorni successivi, il rito diventa più personale. Il paesino acciottolato è un incanto solitario, fra antiche sale da tè (la migliore è Six Doors) che servono profumato oolong preparato sulla brace, botteghe di artigiani e una vecchia ferrovia.
Ognuno acquista la sua opera di carta, ci scrive su un desiderio, la accende e la abbandona al cielo. La scritta più frequente è Fú, felicità. Si segue la lanterna finché diventa lucciola. Scompare l'oggetto, non il desiderio. La caducità non spaventa i taiwanesi. Il proverbio dice: «Vi sono due cose durevoli che possiamo sperare di lasciare: le radici e le ali».

 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 7 Marzo 2019, 12:25
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