Palermo è una città incredibile dove tutte le culture del mondo si incontrano, ma c’è un luogo che più di tutti, è un trionfo di atmosfere orientali e fantasie geometricamente perfette, che rievocano paradisi lontani. La Casina Cinese, più nota come Palazzina Cinese è una tappa obbligata per chi resta qualche giorno più in città e il suo ingresso è attualmente gratuito.
Una dimora particolare
L’antico palazzo reale apparteneva ai Borbone delle Due Sicilie e si trova al margine del Parco della Favorita, ai confini della Riserva di Monte Pellegrino. Lo stile orientale è visibile ovunque: dal corpo centrale che termina in alto con una pagoda, alle pitture nelle sale che ricordano proprio scene esotiche tra chimono e ombrellini. Quella che rappresenta una vera opera d’arte in versione domestica, fu realizzata da Giuseppe Venanzio Marvuglia a fine Settecento, su commissione di Ferdinando III di Sicilia.
La curiosità
Il sovrano in realtà, aveva acquistato una casa in stile cinese dal barone Benedetto Lombardo, insieme a terreni confinanti a dei locali. E lo stesso Marvuglia che se ne era occupato, mantenne la tecnica anche in questo caso. L'idea era quella di farla diventare la residenza estiva d’eccellenza e si decise di mantenerne i tratti esotici seguendo una moda molto in voga all’epoca nelle corti europee.
Visitando la Palazzina Cinese
La Casina Cinese si sviluppa su cinque livelli, mentre l’esterno è curato in ogni dettaglio e caratterizzato da una grande varietà cromatica nelle decorazioni pittoriche sui toni del rosso, verde, malva e ocra.
Tavola matematica della Palazzina Cinese
Un discorso a parte merita la tavola matematica per cui è famosa la Palazzina Cinese. Nello stravagante palazzo, infatti, ai tempi della costruzione la cucina era separata dall’edificio residenziale, per un doppio motivo: si evitata il persistere degli odori delle pietanze e non si vedevano servi e sguatteri girovagare tra gli ambienti. Non servivano nemmeno i camerieri, grazie alla presenza di una tavola di legno rotonda, apparecchiata che veniva fatta salire al piano superiore dove sorgeva la sala da pranzo. A compiere il bizzarro lavoro, era un meccanismo ligneo dotato di funi e carrucole. Con l’Unità d’Italia divenne di proprietà della Corona Sabauda e poi dello Stato e, quindi, del Comune.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Luglio 2022, 16:56
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