Liguria, non solo mare: il Finalese regno dell’outdoor tra mountain bike, arrampicate e trekking

Liguria, non solo mare: il Finalese regno dell’outdoor tra mountain bike, arrampicate e trekking

di Sabrina Quartieri

Scalare vertiginose falesie, sfrecciare “su due ruote” lungo i sentieri epici di gare internazionali o fare hiking tra borghi, grotte preistoriche e boschi disseminati di erbe spontanee tutte da cucinare. A vantare un territorio che fa divertire, contemporaneamente e in ogni periodo dell’anno, climbers, bikers e trekkers è il Finalese: affacciato sul mare azzurro della Liguria, infatti, questo tratto di Ponente nella provincia di Savona offre un ambiente ideale per gli amanti della vacanza attiva, e con una grande varietà di attività adrenaliniche da provare. Tanto da averle riunite, insieme ai principali protagonisti di tale tipo di turismo, nel Consorzio Finale Outdoor Region, costituitosi nel 2019. 

 

«I suoi obiettivi - spiega il presidente Gianluca Viglizzo - consistono nel creare un sistema di coordinamento che consenta di gestire il territorio in modo virtuoso, sicuro e sostenibile; ma si punta anche a implementarne la solidità per finanziare la manutenzione dei sentieri e delle falesie attraverso un processo che si autoalimenti, uscendo da una gestione volontaristico-associativa per andare verso un sistema di regole e tutele. La mission del Consorzio è promuovere il Finalese e la sua offerta turistica in Italia e nel mondo», conclude Viglizzo. 

L’area, abitata dall’uomo già 350mila anni fa e ricca di antiche vie di comunicazione oggi riadattate a sentieri da esplorare, vanta un’alternanza di altopiani e valli, delle imponenti pareti calcaree e una ampia tipologia di terreni da renderla perfetta per quasi ogni tipo di attività outdoor (fino allo scorso anno si diceva che mancasse solo la possibilità di sciare. Poi, grazie alle abbondanti nevicate dei mesi invernali, al Colle del Melogno tanta gente si è finalmente divertita anche con le pelli di foca). I periodi migliori per una vacanza attiva nel Finalese sono la primavera e l’autunno, ma nel 2020, nonostante i problemi legati alla situazione sanitaria, pure in estate si è registrato un buon flusso di turisti non appassionati solo di mare. Perché qui, in meno di mezz’ora di automobile, dalle affollate spiagge della costa si raggiungono i mille metri di quota del Colle del Melogno e l’ombrosa foresta di faggi monumentali della Barbottina, dove si va in mountain bike e si fa hiking persino nei mesi più caldi. Ci sono inoltre molti settori di arrampicata al riparo dal sole: basta scegliere la giusta esposizione e si scala pure a luglio e agosto.

Sulla mappa dei sentieri per mountain bike di Finale Outdoor Region sono segnalati oltre 150 percorsi di diverse difficoltà e molto vari per tipologia: si passa dai “flow” (scorrevoli) immersi nei boschi del Melogno o alle pendici del Monte Carmo, ai rocciosi vista mare che si fanno largo tra la macchia mediterranea, fino ai più tecnici dell’Altopiano di San Bernardino e di quello della Caprazoppa. Anche la rete escursionistica è vasta, mentre le pareti attrezzate per l’arrampicata sono circa 3000, in 200 diversi settori, per una delle destinazioni più tecniche al mondo, con una roccia calcarea particolare caratterizzata da buchi e appigli “a goccia”. Il clima mediterraneo, con 300 giorni di sole all’anno che permettono di fare sport all’aperto praticamente per 12 mesi, e la varietà del paesaggio sono la più grande ricchezza del Finalese ma, nello sviluppo della destinazione come meta per l’outdoor, hanno avuto un ruolo fondamentale le persone, capaci di intuire fin da subito il potenziale di questo territorio, che non è solo mare, ma che da esso è stato plasmato. Lo testimonia la Pietra del Finale che regna nella zona, una roccia calcarea con una grande quantità di fossili, come gusci di conchiglie, coralli, alghe, ricci, ma anche pesci, inclusi cetacei e giganteschi squali risalenti alla fase terminale del Miocene (circa 10 milioni di anni fa).

Dopo l’acqua marina, a entrare in gioco nella genesi del Finalese è stata quella piovana, che ha generato diversi fenomeni carsici. Di questo passato sono testimoni oltre 400 grotte, molte di esse fruibili partecipando all’Archeotrekking promosso dal MUDIF - il Museo Diffuso del Finale ospitato nei Chiostri di Santa Caterina a Finalborgo. Visitare le profonde caverne è l’occasione per scoprire un’affascinante storia. Per la Caverna Arma delle Mànie, Sito Archeologico di Interesse Nazionale, con reperti che testimoniano la presenza umana fin dalla Preistoria, si fa una facile escursione risalendo la Val Ponci e percorrendo la Strada dei Ponti Romani, cinque in tutto (per un breve tratto si cammina lungo l’antica via Iulia Augusta). Per la Grotta della Pollera si raggiunge Montesordo, dove anche solo la visita dell’imponente antro è un’esperienza favolosa (il resto si lascia alle attenzioni degli speleologi, esploratori più esperti). A queste si aggiunge la Grotta della Strapatente, una galleria naturale databile nel Miocene e tappa dell’“Anello della Val Nava”. Al suo ingresso nord si trova il Dolmen della Strapatente, una struttura megalitica riconducibile all’Età del Bronzo costituita da una grande lastra orizzontale in Pietra del Finale, forse un altare. Ma non è da escludere che il manufatto possa essere stato un osservatorio astronomico, visto il suo orientamento sull’asse meridiano.

Il Finalese ha cominciato a farsi conoscere come regno dell’outdoor più adrenalinico grazie ai primi chiodatori di vie di arrampicata (era la fine degli anni ’60). Poi sono arrivate le competizioni di mountain bike e si sono iniziati a sviluppare servizi come i Bike hotel e i trasporti per i bikers. Moltissimi volontari e amanti di questo sport si sono occupati, da allora, di pulire sentieri e attrezzare vie, fino a giungere all’offerta odierna. «Se oltre a ciò si considerano gli affascinanti borghi di Finalborgo, Noli, Varigotti, Verezzi e Pietra Ligure, ma anche la tradizione gastronomica, il mare incontaminato dove è possibile tra l’altro avvistare cetacei, e la promozione fatta dai grandi eventi che qui si disputano, come la finale dell’“Enduro World Series” (Campionato del mondo di enduro in mountain bike), è facile comprendere come questo territorio abbia conquistato un numero sempre crescente di turisti sportivi, pari a 300mila presenze solo nel 2017 - racconta Stefano Schiappapietra, Direttore del Consorzio - Tra giugno e dicembre 2020 sono stati, invece, settemila i contatti, di cui circa 2500 italiani e 4500 stranieri, registrati all’Infopoint Finale Outdoor Base». 

Per chi esplora la zona con la mountain bike per la prima volta, è imperdibile il percorso della “24H di Finale”, una gara che si tiene da 20 anni su un divertente anello di 12 chilometri dai panorami mozzafiato sull’Altopiano delle Manie. Consigliatissimi per un giro enduro di tutto rispetto sono poi i trail Base Nato (nella zona della ex Base nel comune di Calice Ligure), H, Madre Natura e Crestino. Uno dei percorsi più battuti è il Roller Coaster, ma riscuote sempre più successo la rete di tracciati sviluppata nella zona di Pietra Ligure con i sentieri Isallo Ecstasy, Hiroshima Mon Amour e Titalana. Protagonista indiscusso di tante edizioni della tappa finale dell’“Enduro World Series” è, infine, il trail DH Men, da provare almeno una volta nella vita. Come orientarsi invece tra falesie e muri adrenalinici? I fattori da prendere in considerazione sono il proprio livello tecnico, il periodo in cui si scala, se si è più interessati a ripercorrere vie storiche o recenti, e se si prediligono arrampicate monotiro o lunghe. Per i climbers che scelgono il Finalese, uno dei luoghi più iconici è Capo Noli, l’imponente falesia a picco sul mare rinomata per i settori Easy Dalle e Dancing Dalle scalati dal fortissimo francese Patrick Berhault, con anche la traversata di 400 metri “In Sciö Bolesomme”. 

La Grotta dell’Edera è uno degli spot più ambiti (e fotografati) della zona per l’arrampicata sportiva: è chiamata così per la pianta rampicante che ricopriva un tempo le sue pareti. Si tratta di un grande cilindro roccioso a cielo aperto alto 35 metri e con un diametro di 20. Chi cerca vie lunghe di solito punta all’unico vero “big wall” del Finalese: il Bric Pianarella.

Con i suoi 250 metri di altezza, affrontare una delle sue vie è un’iniezione pura di adrenalina, riservata a chi ha esperienza alpinistica. Il paesaggio in cui ci si immerge è unico, in un susseguirsi di placche verticali, strapiombi e grotte. Ricco di fascino, in questo lembo del Finalese, è il Menhir Osservatorio Bric Pianarella, un monolite preistorico di pietra naturale che nella sua parte superiore presenta un foro naturale, all’interno del quale è possibile assistere alla nascita del sole negli equinozi di primavera e autunno. La cornice di Boragni è un’altra delle principali palestre di roccia, immersa in un contesto ambientale quasi fiabesco. 

Esistono poi settori con vie facili, adatte ai principianti, come i Tre Porcellini alla Rocca di Perti o il Bric Reseghe, tra Valle Scusa e Ponci. Ma la cosa migliore, se non si conosce il Finalese, è affidarsi a una guida alpina per un’esperienza in sicurezza, lasciandosi prima incuriosire dai volumi dedicati come “Finale 51. Rock Climbing a Finale Ligure” di Andrea Gallo e “Finale Climbing” di Marco Tommasini. Per i meno intrepidi che amano però immergersi nella natura, ci sono invece le passeggiate all’insegna del “foraging”: passo dopo passo si raccolgono erbe spontanee e fiori selvatici utilizzabili in cucina per gustose ricette della tradizione gastronomica locale. Come il preboggion, che si pronuncia “pre-buggiun”, una miscela a base di erbe spontanee bollite, da usare nelle minestre, nelle torte salate, nelle frittate e per il ripieno dei pansoti, da condire con la salsa di noci. A seconda della stagione, è possibile scovare diverse varietà di piante edibili, ma è fondamentale saperle riconoscere. Per chi è a digiuno di tutto questo, basta affidarsi all’esperta botanica Francesca Magillo che, con il suo progetto “La pentola della strega” insegna ai trekkers come riempire i cestini di verzette, alliaria, melissa, cicerbita e farinaccio.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Aprile 2021, 13:39
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