Vaticano, il palazzo di Londra è in vendita: 120 milioni la potenziale perdita

L’immobile di pregio al centro di un ingarbugliato processo penale internazionale

È in vendita il palazzo di Londra, il Vaticano può perdere 120 milioni

di Franca Giansoldati

Il Vaticano è disposto a sobbarcarsi una perdita secca di 100 milioni di sterline, circa 120 milioni di euro, pur di sbarazzarsi del famoso palazzo situato a Sloan Avenue, nel cuore di Londra. L’immobile di pregio al centro di un ingarbugliato processo penale internazionale a carico del cardinale Angelo Becciu, di monsignori, alti funzionari della Segreteria di Stato e tre finanzieri (Raffaele Mincione, Gianluigi Torzi e Enrico Crasso), finora è stato solo fonte di guai.

BREXIT

La notizia pubblicata dal Financial Times è subito rimbalzata nella city con grande stupore degli addetti ai lavori che si interrogano su questa mossa, in un momento in cui la Brexit non facilita il settore dell’immobiliare. Il palazzo acquistato nel 2014 con i fondi riservati per fare un investimento sicuro nel quartiere di Knightsbridge è in procinto di essere venduto per «circa 200 milioni di sterline al gruppo di private equity Bain Capital». Sia Bain Capital sia Savills, che sta gestendo l’operazione, non hanno voluto commentare in alcun modo l’indiscrezione.

Tuttavia in Vaticano c’è chi ricorda bene che alcuni mesi fa il Papa aveva manifestato ai suoi principali collaboratori l’intenzione di individuare un acquirente in tempi brevi, probabilmente sfiancato dai problemi a catena avuti, senza contare il gigantesco danno reputazionale per la Santa Sede e un processo in corso che mostra vistose lacune. L’ultima grana esplosa riguarda una sorta di ammutinamento da parte degli avvocati che denunciano «sconcertati» l’impossibilità di avere un processo giusto perché le registrazioni depositate dal Promotore di Giustizia, una specie di pm, sono piene di tagli e omissis fatti «a insondabile giudizio» dei magistrati.

L’inchiesta vaticana è partita sull’investimento nel fondo Athena Capital Global Fund di Mincione, un’operazione avvenuta tra il 2013 e il 2014.

Mincione fu presentato in Vaticano da Enrico Crasso, un altro finanziere, che da anni gestiva i fondi riservati. Il Sostituto dell’epoca era monsignor Angelo Becciu, che lascerà l’incarico nel 2018, mentre il responsabile degli investimenti era monsignor Perlasca. 

OBOLO

Il Vaticano accende con Credit Suisse due mutui per duecento milioni di dollari per investirli nel fondo di Mincione (100 nella parte mobiliare, 100 in quella immobiliare). Al 30 settembre 2018 le quote avevano perso oltre 18 milioni di euro. Mincione poco dopo entrava in rotta di collisione con il Vaticano per come gestiva il fondo. In quel periodo a Becciu subentrava l’attuale Sostituto, monsignor Pena Parra che d’accordo con il cardinale Parolin autorizzava un passaggio ulteriore, la vendita delle quote da Mincione al finanziere Torzi. Nel frattempo le perdite lievitavano.

Anche a causa di questo il Papa decide di togliere il portafoglio alla Segreteria di Stato e tutta la gestione la dirotta all’Apsa. Il Papa si raccomanda anche di uscire al più presto dall’investimento di Londra e dal fondo Centurion «o almeno disporne in modo tale da eliminare i rischi reputazionali». Monsignor Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa, ha spiegato all’Avvenire che le perdite per Sloane Avenue oscillano, «fra un minimo di 66 e un massimo di 150 milioni di sterline, ma che non hanno avuto ricadute sull’Obolo di San Pietro, bensì sui fondi di riserva». 
 


Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Febbraio 2023, 04:43
© RIPRODUZIONE RISERVATA