Abusi chierichetti, i magistrati del Papa chiedono 6 e 4 anni di reclusione per gli imputati

Abusi sui chierichetti, i magistrati del Papa chiedono 6 e 4 anni di reclusione per gli imputati

di Franca Giansoldati

Città del Vaticano – Il primo processo per abusi in Vaticano è arrivato alle battute finali. Per il Promotore di Giustizia (una figura equiparabile al pm) le violenze sarebbero effettivamente avvenute all'interno del Pre-seminario, la struttura dove vivono, studiano e imparano a fare i chierichetti a San Pietro, una ventina di ragazzi minorenni. Ed è in quell'edificio situato a 30 metri da Santa Marta che in un clima di intimidazioni e amicizie morbose si sarebbero consumati atti sessuali da parte di don Gabriele Martinelli, oggi sacerdote di 29 anni (all'epoca dei fatti aveva da poco compiuto 18 anni).

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Il pm vaticano ha chiesto per lui sei anni di reclusione per atti di violenza carnale aggravata e atti di libidine aggravata. Ha anche chiesto quattro anni per don Enrico Radice, 71 anni, all'epoca rettore del Seminario. L'accusa è di favoreggiamento visto che sostanzialmente avrebbe sempre coperto don Martinelli e lo avrebbe protetto evitando così di dare seguito alle reiterate richieste di aiuto della vittima, L.G.

Nel corso del tempo, una volta uscito dal Pre-seminario don Gabriele Martinelli è stato poi consacrato sacerdote. 

Il Promotore Roberto Zannotti ha delimitato il periodo punibile dal compimento dei 16 anni da parte di Martinelli il 9 agosto 2008 (quindi non dall'inizio delle violenze denunciate, tra il 2007 e il 2012). Secondo l'ordinamento vaticano, infatti, non e' punibile chi non ha compiuto 16 anni quando ha commesso il reato. Quanto all'altro imputato, don Radice, al favoreggiamento non è stato aggiunto il concorso in violenza sessuale, per il quale indaga invece la Procura di Roma, poiché non contemplato nello Stato della Città del Vaticano.

La vicenda

In pratica la vicenda dei presunti abusi nel Preseminario San Pio X, che ospita i cosiddetti 'chierichetti del Papa', non si baserebbe tanto sull'omosessualita' ma sull'abuso di potere.

L'avvocato della vittima L.G., Dario Imparato, ha affermato che si sarebbe verificato «l'esercizio violento di un soggetto potente e prepotente, che prima di soddisfare la sua libido, voleva soddisfare la sua sete di potere». Il potere derivava, ha affermato, da «un rapporto malsano» con il rettore don Enrico Radice

Nella nuova aula del tribunale è stato nuovamente evocato «il clima brutto, malsano, marcio» che, a detta di diversi testimoni, caratterizzava il Pre-seminario. «Questa vicenda racconta il fallimento di piccole comunita' chiuse, impermeabili all'esterno", cosa che favorisce "abusi di potere. E' la punta di un iceberg» ha affermato il pm.

Percio' ha chiesto la condanna di entrambi gli imputati. Domani è prevista una seconda udienza e saranno ascoltati gli avvocati difensori della vittima e dell'Opera Don Folci, l'organismo dal quale dipende il Pre-Seminario.

Per l'avvocata Agnese Camilli, che difende don Radice, è chiaro che dai fatti «nulla si è evidenziato: e dalle testimonianze ci sono ben altre risultanze». La legale ha ricordato la carriera di Radice senza macchie e sempre a contatto coi ragazzi, conclusasi con una stretta collaborazione col vescovo di Como Coletti. Ha poi insistito sulla sua funzione di controllo durante la notte, nel collegio, per i ragazzi del Preseminario, anche fino alle 23.30, e, ricordando che Martinelli non aveva ruoli di responsabilità più di altri, anche per la sua giovane età, smentendo quei testimoni che hanno affermato che Martinelli fosse stato visto coi pantaloni abbassati dietro l’Altare di San Pietro. L'avvocata ha insistito nel dire che si tratta di una vendetta e ha chiesto l’assoluzione di Radice con formula piena: «Difficile immaginare una sentenza di condanna con una tale mancanza di prove. Sarebbe oltre ogni ragionevole dubbio».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Febbraio 2023, 00:04
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