Città del Vaticano – Più che meditazioni teologiche vere e proprie sono pensierini sgorgati dal cuore di bambini e ragazzi provati dalla Dad, dalla didattica a distanza, dalle immagini di morte che arrivano dritte nelle loro case ogni sera con il telegiornale, dal confronto inevitabile tra il bene e il male e la possibilità di filtrarlo attraverso la lente di una fede semplice e ancora priva delle sovrastrutture che potrebbero appesantire la freschezza che solo i più piccoli hanno. C'è, per esempio, il ragazzino che, a proposito della seconda stazione (Gesù è caricato della croce e insultato) scrive di avere capito cosa fosse la persecuzione dopo avere visto le lacrime della sua compagna di classe perchè era stata derisa e bullizzata. «Non era nostra intenzione deriderla eppure quanto dolore le abbiamo provocato con quelle nostre risate. La persecuzione non è un lontano ricordo di duemila anni fa, a volte certe nostre azioni possono giudicare e ferire e calpestare».
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La Via Crucis del Venerdì Santo, guidata da papa Francesco, vedrà protagonisti quest'anno i bambini e le bambine, le ragazze e i ragazzi della parrocchia romana dei Santi Martiri dell'Uganda, il gruppo scout di Foligno e gli ospiti di due case famiglia di Roma. Sono loro gli autori dei testi e dei disegni che commentano le 14 stazioni che accompanerano il Papa durante il rito.
Per il secondo anno consecutivo, a causa della pandemia la Via crucis si svolgerà non al Colosseo ma a piazza San Pietro. Nell'introduzione al libretto i bambini, rivolgendosi a Gesù, lo sottolineano: «Caro Gesù, Tu sai che anche noi bambini abbiamo delle croci, che non sono né più leggere né più pesanti di quelle dei grandi, ma sono delle vere e proprie croci, che sentiamo pesanti anche di notte. E solo Tu lo sai e le prendi sul serio. Solo Tu».
Le croci sulle spalle dell'infanzia vengono elencate in modo plastico, sono le paure del buio, della solitudine e dell'abbandono, della pandemia, l'esperienza dei propri limiti, delle prese in giro da parte degli altri, il sentirsi più poveri rispetto ai coetanei, il dispiacere per i litigi in famiglia di mamma e papà.
Sempre sulla pandemia e sulle variabili sociali negative che ha portato il covid una bambina scrive: «Nell'ultimo anno con la mia famiglia non abbiamo piu fatto visita ai nonni, i miei genitori dicono che è pericoloso, potremmo farli ammalare dal covid. Mi mancano. Cosi come mi mancano le amiche della pallavolo e gli scout. Spesso mi sento sola. Anche la scuola è chiusa, prima ci andavo malvolentieri, ma ora vorrei solo tornare in classe per rivedere i compagni e le maestre. La tristezza della solitudine a volte diventa insopportabile, ci sentiamo abbandonati da tutti, incapaci di sorridere ancora».
Nell'introduzione al libretto i bambini, rivolgendosi a Gesù, lo sottolineano: 'Caro Gesù, Tu sai che anche noi bambini abbiamo delle croci, che non sono né più leggere né più pesanti di quelle dei grandi, ma sono delle vere e proprie croci, che sentiamo pesanti anche di notte. E solo Tu lo sai e le prendi sul serio. Solo Tu'. Le croci sono la paura del buio, della solitudine e dell'abbandono, anche a causa della pandemia, l'esperienza dei propri limiti, delle prese in giro da parte degli altri, il sentirsi più poveri rispetto ai coetanei, il dispiacere per i litigi in famiglia di mamma e papà. Ma ci sono bambini nel mondo che soffrono anche perché 'non hanno da mangiare, non hanno istruzione, sono sfruttati e costretti a fare la guerra'. Tu, Gesù, ci sei sempre vicino e non ci abbandoni mai, concludono i bambini, 'aiutaci ogni giorno a portare le nostre croci come Tu hai portato la tua'».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 31 Marzo 2021, 12:31
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