Papa Francesco, nuovo schiaffo al Dalai Lama: snobbato al vertice inter-religioso sul clima

Papa Francesco, nuovo schiaffo al Dalai Lama: snobbato al vertice inter-religioso sul clima

di Franca Giansoldati

Città del Vaticano – Ennesimo ceffone di Papa Francesco al Dalai Lama: nonostante Tienzin Gyatzo sia considerato il leader religioso più impegnato a livello mondiale per la salvaguardia della natura, dell'ambiente, con i suoi vigorosi appelli ai “fratelli e le sorelle” a non sottovalutare che il pianeta terra è la nostra unica casa, e mettendo in guardia i governi dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, stamattina in Vaticano - al vertice organizzato prima della Cop26 di Glasgow - non era presente tra i diversi leader religiosi. Ancora una volta mancava proprio lui Tenzin Gyatzo, sebbene fosse presente un altro rappresentante di secondo piano della grande famiglia buddista (Shoten Minegisi della Soto Zen Buddhist, i buddisti giapponesi).

Papa Francesco da quando è arrivato sul soglio di Pietro ha cercato in tutti i modi di evitarlo meticolosamente, rispedendo indietro i primi contatti diplomatici provenienti da Dharamsala, in India dove vive da quando è in esilio, così come le richieste di udienze, nonostante che il Dalai Lama sia il leader pacifista e portavoce di un popolo – i tibetani – messi sotto schiaffo dalla Cina. 

Al fine di non urtare il suscettibile governo cinese Papa Francesco finora non ha mai alzato la voce per parlare delle persecuzioni in Tibet e, proprio per questo, non ha mai voluto ricevere il Dalai Lama anche se i suoi predecessori lo abbiano fatto, a sostegno del diritto universale alla libertà religiosa. Un paio d'anni fa fu illuminante l'intervista su Repubblica dello storico segretario del Dalai Lama, Tethong: «Papa Francesco rifiuta di ricevere il nostro leader perchè sta trattando con Pechino il riconoscimento dei vescovi di Roma».

Il Dalai Lama però è sempre stato green. In un’intervista ad alcuni media inglesi, tempo fa, ebbe a dire che se maio dovesse unirsi a uno schieramento politico, sarebbe certamente quello dei Verdi che “hanno idee molto buone”. Il tema dell’ambiente è sempre stato centrale nella sua agenda tanto da ritenere che se Buddha dovesse scendere in Terra oggi sarebbe certamente un ambientalista. Ripete come un mantra che non c’è più tempo da perdere per salvare il pianeta, e non nasconde preoccupazione per il suo Tibet che potrebbe assumere l’aspetto arido e desertico dell’Afghanistan. Il prosciugamento delle sorgenti del territorio sarebbe una tragedia per oltre un miliardo di persone, quelle cioè che dipendono a livello idrico da l’altopiano più alto del mondo.

Quando uscì l'enciclica Laudato Si di Papa Francesco il Dalai Lama la lodò apertamente ma non bastò per agevolare un incontro con Bergoglio che si è sempre tenuto prudentemente da parte per non irritare il governo di Pechino con il quale ha firmato un accordo per la normalizzazione dei vescovi cinesi.

Secondo i ricercatori climatici della Central Tibetan Administration, «L’altopiano tibetano ha visto un aumento della temperatura di circa 0,3 gradi Celsius ogni 10 anni. Negli ultimi 50 anni, la temperatura è aumentata di 1,3 gradi Celsius, tre volte la media globale»,  i due terzi dei ghiacciai della loro patria potrebbero scomparire entro il 2050 a causa del cambiamento climatico e negli ultimi 50 anni si è ritirato l’82% dei ghiacciai tibetani. Inoltre, con il rapido scioglimento del permafrost dell’altopiano del Tibet, che si è già ridotto del 10%, potrebbero essere rilasciate nell’atmosfera 12,3 miliardi di tonnellate di carbonio, aggravando ulteriormente i problemi del riscaldamento globale. 

Il riscaldamento sta sciogliendo ghiacciai che sono la fonte di acqua di 6 grandi fiumi che sostengono la vita e l’economia di 1,3 miliardi di persone.  Anche il degrado delle praterie, l’aumento della desertificazione causata dalla realizzazione di grandi miniere, l’edificazione di gigantesche dighe da parte della Cina e la riduzione della copertura forestale minacciano il fragile ecosistema del Tibet, l’altopiano più alto e più grande del mondo  che influenza l’inizio del monsone asiatico.

Il ministero degli Esteri vaticano, monsignor Gallagher, interpellato dalla Reuters sulla vistosa assenza del Dalai Lama ha cercato di arrampicarsi sugli specchi. «Sua Santità il Dalai Lama sa quanto sia rispettato qui dalla Santa Sede ma tiene conto anche che i nostri rapporti [con la Cina] sono complicati e difficili e ha sempre rispettato [questa situazione]. E' una cosa che apprezziamo molto e così il dialogo va avanti con il buddismo a molti, molti livelli».


 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Ottobre 2021, 10:39
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