La moglie di un soldato ucraino: «Il Papa intervenga per chi è intrappolato nell'acciaeria a Mariupol, mio marito lì dentro»

Accanto a lei c'è Iryna, anche lei moglie di uno dei soldati ucraini che si trovano nella ragnatela sotterranea dell'acciaieria

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di Franca Giansoldati

Città del Vaticano - «Siamo venute a Roma per chiedere aiuto diplomatico al Papa e all'Italia: imploriamo i politici, tutti i politici, di fare il possibile per portare in salvo le persone che ora sono nella acciaieria Azofstal. A momento non abbiamo ancora fissato incontri con esponenti del vostro governo anche se speriamo di riuscire». Yulia parla lentamente, sceglie le parole. Accanto a lei c'è Iryna, anche lei moglie di uno dei soldati ucraini che si trovano nella ragnatela sotterranea dell'acciaieria.

Quando vedrete il Papa?

«Non sappiamo di preciso, spero presto: è ancora tutto aperto nella agenda. Speriamo di incontrarlo nell'arco di qualche giorno». 

Cosa può fare per voi?

«Papa Francesco può aiutare le persone ad essere tirate fuori da là dentro, può aiutare a salvare i civili e anche i soldati. Nelle acciaierie c'è anche mio marito». 

Quanto l'ha sentito l'ultima volta suo marito?

«E' stato ieri. Si trattato di una comunicazione breve. A volte mi manda le foto di quello che accade nei sotterranei». Julia mostra le foto strazianti di una donna colta da tremore, di una bambina che chiede quando si può uscire dal bunker, di un ragazzo che ha perso un braccio e avrebbe bisogno di urgenti cure ospedaliere. 

Cosa le ha detto?

«Mi ha aggiornata sulla situazione sempre più insostenibile. I russi bombardano ogni giorno: ieri per esempio le bombe hanno centrato la parte che aveva a che fare con il dispensario interno, e sono rimaste ferite alcune persone. Dentro alle acciaierie si pensa ci siano circa mille persone. Il numero preciso non si sa. I bambini presenti sono una quindicina. L'acqua corrente non arriva più, ci sono scorte d'acqua demineralizzata, quella che si usa per i radiatori, e ora stanno idratandosi con quella. Scorte di cibo ci sono. Ma ci sono persone ferite in modo grave e ogni giorno qualcuno muore perchè non ha cure». 

Quanto possono resistere in queste condizioni, là sotto?

«E' difficile dirlo». Yulia fa una pausa, prende fiato. «Sopravvivere in quelle condizioni non è facile. Forse possono andare avanti una o due settimane al massimo, ma non di più». 

Come era la sua vita prima della guerra?

«Era normale.

Bella. Io lavoro come assistente di un deputato ucraino, le altre mogli che sono qui sono designer e product manager in azienda. Tre di noi vivevano a Kiev e una a Kharkiv». 

 

Nei sotterranei ci sono soldati e si dice che siano dei nazisti...

«Non è vero. Me lo lasci dire, e vorrei urlarlo. Non è vero. E' solo parte della propaganda russa. Mi creda. Là dentro ci sono soldati di tante nazioni, ci sono anche ebrei, armeni, greci. Il battaglione di Azof è parte dell'esercito regolare ucraino e non ci sono prove che possano dimostrare che sono nazisti».

Suo marito è nazista?

Julia stavolta ride. «Mio marito non è un nazista. È uno storico, ha finito l'università e poi è stato chiamato in guerra. Un uomo retto». 

Che lei sappia a Mariupol ci sono stati casi di stupri?

«Non lo sappiamo ancora. Mariupol è una zona dove non ci sono giornalisti stranieri. Lo stupro sistematico sappiamo con certezza che è avvenuto a Bucha. C'è stato anche un caso orribile di una donna abusata dai soldati davanti al figlio e poi uccisa. Ed è stato poi il ragazzino a raccontare questo crimine». 

Lei ha perso parenti?

«Un amico molto stretto. E morto vicino a Kiev combattendo, era un soldato».

Lei crede in Dio?

«Si. Penso che tutto quello che sta accadendo sia opera degli uomini, solo degli uomini. Dio offre all'umanità la libertà di scegliere tra il bene e il male».


Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Aprile 2022, 19:04
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