Papa Francesco ai politici europei: non alimentate le paure, tanti discorsi sulla razza come nel nazismo
di Franca Giansoldati
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Nella basilica di San Nicola che a Bari conserva le reliquie del santo taumaturgo arrivate nel 1087 e veneratissime soprattutto nel mondo ortodosso (fuori dalla basilica c'è persino una targa firmata dal presidente russo Putin) ci sono 60 vescovi e cardinali delegati dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Nei giorni scorsi la città pugliese ha ospitato una specie di summit in cui stono stati focalizzati gli obiettivi delle Chiese per contrastare il clima d'odio e ostilità che si diffondendo in Europa.
Papa Francesco ha stigmatizzato «quel senso di paura che porta a alzare le proprie difese davanti a quella che viene strumentalmente dipinta come una invasione». Il suo discorso si spinge poi più in là, e arriva a evocare la profezia di Huntington: «La retorica dello scontro di civiltà serve solo a giustificare la violenza e ad alimentare l’odio. L’inadempienza o, comunque, la debolezza della politica e il settarismo sono cause di radicalismi e terrorismo. La comunità internazionale si è fermata agli interventi militari, mentre dovrebbe costruire istituzioni che garantiscano uguali opportunità e luoghi nei quali i cittadini abbiano la possibilità di farsi carico del bene comune».
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Il cardinale Bassetti, presidente della Cei - organizzatore dell'incontro su ispirazione della visione di Giorgio La Pira, il sindaco candidato alla santità - sottolinea i buoni rapporti con il mondo islamico. Cita l'imam di Al Azhar, anche se la parola imam, diventa 'iman', ma poco importa per il cammino che la Chiesa e la più grande università sunnita del Cairo stanno davvero facendo assieme per sbriciolare tanti pregiudizi e diffidenze, anche grazie al documento del Papa sulla Fratellanza umana firmato l'anno scorso negli Emirati.
Allo stesso modo a Bari le chiese africane hanno messo in evidenza che non hanno solo bisogno di politiche migratorie aperte ma piuttosto di solidarità. Lo ripete anche padre GiovanBattista Pizzaballa, amministratore apostolico di Gerusalemme.
Papa Francesco ripete che «in diversi contesti sociali» in tutta Europa «è diffuso un senso di indifferenza e perfino di rifiuto, che fa pensare all’atteggiamento, stigmatizzato in molte parabole evangeliche, di quanti si chiudono nella propria ricchezza e autonomia, senza accorgersi di chi, con le parole o semplicemente con il suo stato di indigenza, sta invocando aiuto». Francesco si rende conto che il processo di accoglienza è difficoltoso, passa dalla accettazione e da un percorso di integrazione anche cluturale. Passaggi graduali e non scevri da impegno. «Certo, l’accoglienza e una dignitosa integrazione sono tappe di un processo non facile; tuttavia, è impensabile poterlo affrontare innalzando muri».
Ultimo aggiornamento: Domenica 23 Febbraio 2020, 18:08
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