Papa e Draghi uniti contro la denatalità, assicurazione per l'assegno unico esteso a tutti i lavoratori

Papa e Draghi uniti contro la denatalità, assicurazione per l'assegno unico esteso a tutti i lavoratori

di Franca Giansoldati

Città del Vaticano - Papa Francesco e Mario Draghi sul palco dell'Auditorium di via della Conciliazione ripetono concetti simili, paralleli. E' quasi un patto o forse molto di più. Dicono che il futuro dell'Italia dipenderà dalla ripartenza delle famiglie, dalla capacità dei giovani di credere nella possibilità di fare figli. Un po' come tornare a sognare. Il premier assicura che al sostegno economico delle famiglie con figli è dedicato l'assegno unico universale, la facilità ad acquistare una casa, ad avere un lavoro meno precario.

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Draghi assicura anche che da luglio la misura prevista entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari. «Nel 2022, la estenderemo a tutti gli altri lavoratori, che nell'immediato vedranno un aumento degli assegni esistenti». Draghi agli Stati generali della natalità aggiunge che le risorse ammontano a oltre 21 miliardi, di cui almeno sei aggiuntivi rispetto agli attuali strumenti per le famiglie. L'assegno unico ci sarà anche negli anni a venire, «è una di quelle misure epocali su cui non ci si ripensa l'anno dopo».

Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza aggiunge il premier è stata inserita una parte riguardante la realizzazione di asili nido e scuole per l'infanzia, con l'estensione del tempo pieno e il potenziamento delle infrastrutture scolastiche. «Queste misure ammontano a venti miliardi circa».

Papa Francesco intervenuto subito dopo lo ringrazia e spinge il suo discorso proprio in quella direzione. «Finalmente in Italia si è deciso di trasformare in legge un assegno, definito unico e universale, per ogni figlio che nasce. Esprimo apprezzamento alle autorità e auspico che questo assegno venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie, che tanti sacrifici hanno fatto e stanno facendo, e segni l’avvio di riforme sociali che mettano al centro i figli e le famiglie. Se le famiglie non sono al centro del presente, non ci sarà futuro; ma se le famiglie ripartono, tutto riparte» sottolinea.

L'Italia, sottolinea il pontefice, si trova da anni con il numero più basso di nascite in Europa, in quello che sta diventando il vecchio Continente «non più per la sua gloriosa storia, ma per la sua età avanzata.

Questo nostro Paese, dove ogni anno è come se scomparisse una città di oltre duecentomila abitanti, nel 2020 ha toccato il numero più basso di nascite dall'unità nazionale: non solo per il Covid, ma per una continua, progressiva tendenza al ribasso, un inverno sempre più rigido».

 

Papa Francesco chiede anche provocatoriamente alla platea presente all'Auditorium, formata da ministri (Bonetti e Bianchi), la sindaca Raggi, il presidente Zingaretti, imprenditori, accademici, uomini delle istituzioni: «Dov’è il nostro tesoro, il tesoro della nostra società? Nei figli o nelle finanze? Che cosa ci attrae, la famiglia o il fatturato?». Agli imprenditori domanda non solo di produrre utili, ma «promuovere vite, che siano attenti a non sfruttare mai le persone con condizioni e orari insostenibili, che giungano a distribuire parte dei ricavi ai lavoratori, nell’ottica di contribuire a uno sviluppo impagabile, quello delle famiglie! È una sfida non solo per l’Italia, ma per tanti Paesi, spesso ricchi di risorse, ma poveri di speranza».

L'organizzatore di questa piattaforma è il presidente del Forum delle Associazioni Familiari Gigi De Palo che snocciola sul palco una serie di numeri impressionanti. Dice che la «situazione è tragica» visto che fino a qualche anno fa ogni anno si perdeva l'equivalente (in termini di natalità)  di una città grande come Reggio emilia, fino ad arrivare a meno 300 mila nascite in meno di oggi, l'equivalente di un capoluogo come Firenze. «Non ci sarà nessuno sviluppo sostenibile se non ci sarà un equilibrio inter-generazionale e se le politiche demografiche non saranno viste come dei costi e non come degli investimenti per il futuro comune».

Di demografia e di denatalità ne avevano parlato, qualche settimana fa, anche una settantina di associazioni cattoliche no profit di varia estrazione. L'allarme sul tema è condiviso e generale. Queste associazioni no profit avevano attirato l'attenzione sul Recovery Plan per chiedere al governo un grande piano di rinascita demografica attraverso un riforma del fisco, l'introduzione di benefici per una nuova imprenditorialità, insistendo molto sul tema della sussidiarietà e adattando le formule occupazionali alle esigenze della maternità al fine di evitare quello che accade troppo spesso già oggi, l'incapacità di tante donne costrette a scegliere se portare avanti una vita lavorativa o mettere su famiglia.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Maggio 2021, 10:48
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