Abusi, in Germania la Chiesa stanzia 40 milioni di euro per le vittime. Ma in Italia la Cei non vuole parlare di risarcimenti

Tre domande risarcitorie su quattro hanno riguardato uomini e una su quattro donne

Abusi, in Germania la Chiesa stanzia 40 milioni di euro per le vittime. Ma in Italia la Cei non vuole parlare di risarcimenti

di Franca Giansoldati

Città del Vaticano - I risarcimenti alle vittime della pedofilia stanno costando assai salati alle finanze della Chiesa tedesca. Finora i vescovi hanno dovuto sborsare più di 40 milioni di euro a donne e uomini che in passato sono stati oggetto di molestie e abusi sessuali. Tre domande risarcitorie su quattro hanno riguardato uomini e una su quattro donne. Tuttavia, 20 dei 24 pagamenti superiori a 100.000 euro sono andati a donne così come 17 dei 27 pagamenti tra 75.000 e 100.000 euro.

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In questi tre anni i vescovi seguendo una policy basata sulla totale trasparenza e sull'ascolto di chi in passato è stato violato e spesso silenziato dalla struttura, hanno aperto nelle diocesi sportelli on line e sui siti persino moduli da compilare per facilitare l'invio al fine di ottenere risarcimenti. In totale si sono contate 1.839 richieste mentre una Commissione indipendente (appositamente istituita) ha lavorato per verificare e approvare i pagamenti. L'importo medio è stato di 22.150 euro in 1.809 casi. Il risultato di questo lavoro immane è stato reso noto dal rapporto annuale della commissione e diffuso dalla agenzia di stampa cattolica KNA. 

In 143 casi (circa l'8%) è stato ordinato un pagamento superiore a 50.000 euro, in 24 casi, invece, (1,3%) superiore a 100.000 euro. In quasi 1.000 casi (54%), l'importo approvato era di 15.000 euro o meno.

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Tra le domande esaminate solo nove non sono state approvate e sono state giudicate inammissibili, mentre per altre 21 domande il riconoscimento non è stato concesso o perché nel frattempo sono state ritirate o perché si trattava di domande multiple che sono state poi raggruppate in una unica richiesta.

A far parte di questa commissione sono undici membri esperti di varie discipline e proposti da un organismo a maggioranza non ecclesiastica, tutti nominati dalla Conferenza episcopale. Ma le loro decisioni sono assolutamente libere. Il presidente è l'avvocata Margarete Reske (70 anni), già presidente del Tribunale regionale superiore di Colonia. Il tempo medio di attesa per avere una risposta è di circa quattro mesi. 

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Mentre la gestione dei casi di abuso in Germania è avviata su una buona strada e il lavoro sottoposto regolarmente a commissioni totalmente indipendenti, in Italia il percorso sta andando avanti a rilento nonostante gli annunci ad effetto della Cei dove al suo interno si riscontrano posizioni discordanti su come affrontare l'emergenza. Lo zoccolo duro dei vescovi è contrario ad aprire gli archivi e in ogni caso il tema dei risarcimenti per le vittime italiane resta ancora un terreno praticamente inesplorato e finora accantonato al punto da collocare la Chiesa italiana fanalino di coda in Europa, se paragonata all'atteggiamento di apertura e collaborazione vigente in altri episcopati.

Persino sui futuri report annuali i vescovi hanno scelto di non aprire i propri archivi per effettuare una ricerca storica in grado di scandagliare i metodi usati dalla Chiesa negli ultimi 50 anni. La linea che i vescovi hanno scelto è di compromesso, a ribasso: i ricercatori della Cattolica (certamente professionisti ma non indipendenti completamente dall'istituzione Chiesa) potranno effettuare ricerche ma limitate ai vent'anni e solo negli archivi della Congregazione per la Dottrina della Fede (non in quelli delle 220 diocesi italiane).

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Nel frattempo in Italia l'Osservatorio permanente della Rete l'Abuso, l'associazione che raccoglie le vittime di abusi sessuali da parte dei preti,ha reso noto il primo report prodotto con i dati pervenuti all'Associazione: l'arco temporale di riferimento è di circa 13 anni; le segnalazioni contenute nel documento sono raccolte direttamente dalle denunce delle presunte vittime; i dati si riferiscono unicamente a sacerdoti e non comprendono l'indotto (catechisti, educatori, animatori e laici in generale); tutti i casi conteggiati sono riconducibili unicamente ad abusi sessuali a danno di minori». 

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«Il presente report -si legge -non ha l'obbiettivo di fornire dei numeri, ma spiegare perché il problema endemico dei sacerdoti pedofili, in Italia sia particolarmente allarmante rispetto agli altri paesi, non solo nell'area dell'Unione Europea». Dai dati, regione per regione, emerge che sono 164 i sacerdoti condannati in via definitiva negli ultimi quindici anni («elenco parziale», si precisa). I casi non noti: 86, «segnalati da vittime che per improcedibilità spesso legata alla prescrizione non sono noti alle autorità civili». 166 è il numero segnalato dal Report della Rete l'Abuso, di sacerdoti accusati, si tratta di preti attualmente denunciati, indagati, in attesa di giudizio o in attesa di sentenza definitiva in Italia. «Il dato - fa presente Rete l'Abuso - conteggia anche chi si è salvato dalla prescrizione». Il totale dei casi censiti nel Report che restano potenzialmente pericolosi è 418. Le potenziali vittime 29.260 (il dato - precisa l'associazione nel Report - tiene conto di quello francese che parla di 72 minori in media a sacerdote).

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Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Febbraio 2023, 10:23
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