Scuola, i presidi sulla riprtenza di settembre
dopo il lockdown del virus: cosa non funziona

Scuola, i presidi sulla riprtenza di settembre dopo il lockdown del virus: cosa non funziona

di Remo Gasperini

PERUGIA Il virus che si morde la coda. Parafrasando il popolarissimo modo di dire e scherzando solo per un attimo su un problema molto serio, così si può rappresentare lo stato dell’arte sulla riapertura in sicurezza delle scuole a settembre. La riunione indetta dalla dirigente dell’Usr Antonella Iunti in Provincia con il presidente Bacchetta, e i tecnici dell’ente è stata pervasa da tanta buona volontà da parte di tutti ma ogni volta si è tornati al punto di partenza con i trenta presidi a chiedersi e chiedere: sì vabbè ma quanti alunni possiamo mettere in una classe da 30 piuttosto che su una da 40 metri quadri? 
La risposta, fino al tardo pomeriggio di ieri è stata: fate i conti sul metro di “distanza buccale”, di più la Iunti e Bacchetta non hanno potuto dire perché non sono loro che debbono decidere. Stando così le cose, essendo il metro obbligatorio anche in movimento, sarebbe necessario sdoppiare quasi tutte le classi e solo la metà avrebbero posto. Ma così non potrà essere e qualcosa nelle prossime ore cambierà. 
GLI INTERVENTI 
«Stando alle norme in vigore e alle indicazioni sul metro di distanziamento anche negli spostamenti – ha detto Rita Coccia del Volta di Perugia e presidente regionale di Anp -, la mia scuola avrà aule in grado di contenere 14, 16 o 20 alunni il che vuol dire che di 80 classi ne posso ospitare 40, la metà. Se invece i conti si fanno su un metro bocca a bocca di classi ne restano fuori 15. Poi la Coccia ha affrontato la seconda questione spinosa: la ripartizione dei fondi Pon. La sua richiesta è stata di sapere prima possibile la cifra sulla quale ogni scuola può contare. La sua proposta è stata di replicare il metodo usato per l’altro recente finanziamento arrivato alle scuole per gli esami di Stato, cioè «tener conto del numero degli studenti che sarebbe il massimo della trasparenza». Sul fronte trasporti, la Coccia ha detto di aver «già inviato a Busitalia i flussi degli studenti che arrivano alla sua scuola che ne raccoglie da tutta la provincia e oltre. Anche qui c’è necessità di sapere su quale servizio si può fare conto anche ipotizzando i rientri pomeridiani». Il conto di quanti alunni possa entrare nelle aule con il metro di distanziamento anche in movimento l’ha fatto anche Simona Zoncheddu del Pieralli: «Mi è servito essere ingegnere e avere un insegnante architetto; abbiamo preso di persona le misure e nel nostro edificio, che non è stato costruito come scuola, ci sono aule che possono contenere massimo 16-17 studenti. E poi – ha aggiunto, c’è il problema della ricreazione: come si fa a mandare 250 ragazzi al bagno rispettando queste regole sull’affollamento e sulla distanza»? 
Sulla necessità di fare presto per dare risposte alle famiglie che mandano i loro figli a scuola in Umbria da altre regioni si è soffermata Valeria Vaccari, preside del Franchetti Salviani di Città di Castello che richiama molti studenti della provincia di Arezzo. Stesso problema segnalato da Eleonora Tesei dell’Omnicomprensivo Rosselli-Rasetti di Castiglione del Lago, con meta di studenti di Siena e Arezzo. «Per quanto riguarda le aule abbiamo lo stesso problema del Volta, anche perché pensare di utilizzare i laboratori per fare aule in una scuola che ha anche il professionale è impensabile»
. Studenti dalle Marche arrivano al Mazzatinti di Gubbio la cui dirigente Mariella Marinangeli ha interpretato l’atteggiamento generale di collaborazione mostrata da tutti i colleghi «perché c’è la volontà di risolvere i problemi» ma ha chiesto punti fermi e chiarezza alla Provincia. «Diteci che idea avete, che cosa avete in mano per gli interventi sulle strutture», e alla dirigente dell’Usr Iunti sulla organizzazione dell’orario scolastico: «C’è l’idea di decidere insieme e soprattutto quali sono le forze per un aumento del personale? Certo – ha aggiunto - se tutti saremo costretti a sdoppiare sarà complicato dire ai genitori che si aspettano un rientro “normale” fate venire i figli il pomeriggio oppure a giorni alterni o alle sette del mattino». Una richiesta esplicito di avere un sopralluogo dei tecnici della Provincia in tutte le scuole è stata avanzata da Franca Burzigotti del Campus di Umbertide: «Stabilire i parametri era il passaggio più semplice, invece ci stiamo girando intorno perdendo tempo prezioso. E poi diteci chi fa che e cosa fa al di là dei parametri altrimenti non ce la facciamo per settembre»
Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Luglio 2020, 09:41
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