La psicologa: «Vi spiego gli effetti
del possibile lockdown, due categorie a rischio»

La psicologa: «Vi spiego gli effetti del possibile lockdown, due categorie a rischio»

di Cristiana Mapelli

L’ansia per un nuovo lockdown. Sempre più persone manifestano la preoccupazione di dover subire un altra quarantena in casa, con tutte le possibili ripercussioni negative. Le difficoltà di tornare a vivere un’altra vita confinata dentro casa, da soli o con la propria famiglia, in molti casi può rappresentare un vero e proprio fattore di grande stress, come spiega la psicologa Claudia Crispolti. 
Dottoressa Crispolti, quale sarebbe l’impatto psicologico per un nuovo lockdown? 
«Il lockdown di marzo ci ha colpito alla sprovvista: è stato uno shock che ci ha paralizzati in casa, sul divano, davanti alla televisione. Anche a causa dal bombardamento mediatico le persone sono rimaste a casa volentieri, cercando di riempire al meglio le lunghe giornate della quarantena. Se a marzo la paura del presente è stata più forte di quella del futuro, ora le cose sono cambiate». 
Che cosa può accadere? 
«Lo stress per la paura di ammalarsi o di perdere il lavoro ha creato una sindrome generale di adattamento che, se prolungata, diventa cronica. Le persone possono reagire cadendo in depressione fino al punto di lasciarsi andare. Oppure possono reagire con la risposta di rabbia che da una parte è considerata funzionale rispetto alla depressione, ma potrebbe essere disfunzionale, ovvero una rabbia distruttiva. Penso ad esempio ai casi di violenza domestica e a quegli uomini e donne che si ritroverebbero nuovamente in una situazione di grande pericolo e di stress intrafamiliare». 
Dopo otto mesi, quali sono state le conseguenze della quarantena? 
«I dati parlano chiaro: i casi di depressione negli ultimi mesi sono aumentati del 40%, per non parlare dei suicidi che da marzo sono un fenomeno in aumento collegabile alla paura per la malattia, per l’isolamento sociale e, ovviamente, per le conseguenze economiche che potrebbe rappresentare la perdita del lavoro. Tra le categorie più a rischio, gli uomini la cui identità è legata al mondo lavorativo, mentre le donne sono più sensibili alla solitudine». Qual è il rischio più grande di un nuovo lockdown? 
«Il rischio è che un secondo lockdown porterebbe la popolazione ad una drastica pandemia di depressione molto seria.

In questi mesi il lavoro come psicologi è drasticamente aumentato nella cura delle persone che vivono un disturbo post traumatico da stress, esattamente come lo hanno vissuto i post veterani in guerra. Sembrerebbe un paragone azzardato, ma non lo è».

Dottoressa, come prepararsi al meglio? 
«La sofferenza e la tristezza rappresentano due fattori di rischio per la depressione, per l’ansia e per i pensieri suicidari. Proprio perché potrebbe essere come rivivere un secondo dramma quando ancora non è stato superato il primo, è importante che nel caso di un nuovo lockdown si attivano rapidamente le risorse di sistema psicologiche a livello telefonico ma anche con visite a domicilio».
Quale consiglio può dare? 
«Prepararsi una rete sociale a cui chiedere aiuto nel caso di un nuovo lockdown. Ad esempio anche solo il fatto di poter comunicare a distanza di sicurezza con i vicini di casa, con i propri parenti e continuare i propri percorsi terapeutici online». 
Chi sono i soggetti più a rischio per lo stress da quarantena? 
«Le persone che vivono da sole, come i single e gli anziani. I giovani hanno più risorse, perché sono abituati ad interagire sui social e con una prospettiva del futuro diversa dalla nostra, più aperta e ottimista». 


Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Ottobre 2020, 11:25
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