Fiumi di eroina dall’estero
la centrale della banda
era in un money-transfer
I laboratori in città

Fiumi di eroina dall’estero la centrale della banda era in un money-transfer I laboratori in città

di Nicoletta Gigli
TERNI A svegliare la città è il suono delle sirene e il rumore dell’elicottero della polizia che sorvola la conca. Decine di uomini tra poliziotti e finanzieri sono impegnati ad eseguire dieci arresti per un traffico di droga imponente, che non ha precedenti. Che ha impegnato l’antidroga guidata da Davide Caldarozzi per oltre un anno. In manette i boss dell’eroina
Sono pakistani e africani e c’è pure un italiano. Ne hanno piazzata tra Terni e la Toscana più di 12 chili, smerciando anche tre etti di cocaina. L’operazione Alì Park portata avanti dalla squadra mobile con la collaborazione del Gico della guardia di finanza di Ancona, coordinata dalla procura e dalla Dda di Perugia, apre le porte del carcere ai dieci accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. In cella, all’esito delle indagini dei pm, Giuseppe Petrazzini e Camilla Coraggio, il gip, Natalia Giubilei, manda i pakistani Shaid Khan, 45 anni, già detenuto e posto al vertice dell’organizzazione, Khalil Ullah 28 anni, Zahir Ul Haq 45 anni, Yusaf Ur Rehman 58 anni, Zubair Ullah, 37 anni, e Muhammad Zubair Syed, 60 anni, il nigeriano Godwin Junior Nwaoha, 31 anni, i tunisini Mohamed Larbi Khemiri, 30 anni e Hassen Lamine, 58 anni, già detenuto e Renzo Saggiorato, 54 anni, originario di Bologna che vive a Terni. Centro dello spaccio e luogo di ritrovo della presunta banda è il Money Trasfer di via Curo Dentato. Punto di riferimento per la distribuzione fra gli associati, che si occupano poi delle cessioni, ma anche per i singoli acquirenti. L’eroina arriva in quantità impressionanti in aereo dal Pakistan e spesso, per eludere i controlli, viene trasportata in forma solida, come fosse plastica o gomma per il rivestimento delle valigie. Quando arriva a Terni viene sistemata in uno dei cinque appartamenti in uso al gruppo, tra la stazione ferroviaria e Borgo Bovio, viene lavorata per riacquisire la consistenza originale e poi venduta ai pusher che a loro volta la distribuiranno ad una fitta rete di spacciatori al minuto. Al vertice viene collocato Shaid, per tutti Mashara. Lo chiamano il capo. E’ lui guidare gli altri, a trattenere i rapporti con corrieri e fornitori. E’ quello che tiene i conti di entrate e uscite, è l’unico a cui tutti devono riferire per avere l’ok per qualsiasi movimento. Anche stavolta è un italiano ad occuparsi della manovalanza. Ha il compito di lavorare chimicamente l’eroina, che arriva sotto forma solida per ingannare pure gli investigatori più scaltri. Un giro d’affari da capogiro con la vendita di droga per 200mila dosi gestito da un’organizzazione in grado di importare, lavorare e cedere sul mercato quantitativi di droga ingenti” dice Giuseppe Petrazzini, che guida la Dda. Il questore, Roberto Massucci, ringrazia i suoi uomini e rilancia l’appello a fare quadrato contro lo spaccio che travolge il mondo dei giovani: “E’ drammaticamente vero che l’offerta c’è quando è presente la domanda. La comunità deve essere unita accanto ai ragazzi - dice. Scegliere la strada giusta è compito degli adulti»

Ultimo aggiornamento: Sabato 26 Settembre 2020, 10:39
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