Terni, massacrato con calci e pugni
il giallo delle testimonianze

Terni, massacrato con calci e pugni il giallo delle testimonianze

di Nicoletta Gigli

TERNI Gli investigatori dell’arma lavorano senza sosta per ricostruire i contorni dell’omicidio di Ridha Jamaooui, 39 anni, massacrato di botte in circostanze tutte da chiarire. Per il delitto è in carcere Samuel Obagbolo, 26 anni, nigeriano, incensurato. Accusato di omicidio volontario, non ha risposto alle domande del giudice, che per lui ha confermato la custodia in cella per il rischio di fuga. I tasselli da rimettere al proprio posto, come sottolineato dal procuratore, Alberto Liguori, nel momento in cui ha dato notizia dell’arresto del giovane nigeriano, sono molti: «Dobbiamo andare avanti perché alcuni aspetti non sono chiari. Vogliamo capire meglio il movente, accertare se sia legato solo alla lite stradale o ci sia altro. Dall’arrestato ci aspettiamo chiarezza sui fatti, per capire se si sia preso le colpe di qualcun altro». Tanti i testimoni che continuano a sfilare nella caserma di via Radice. Che vanno ad allungare la lista di quelli che erano stati convocati dagli investigatori dell’arma, coordinati dal sostituto procuratore, Barbara Mazzullo, subito dopo il fatto di sangue di domenica sera, a Borgo Bovio. Racconti che a tratti non collimano, soprattutto sul numero di chi ha preso effettivamente parte alla rissa, iniziata nell’area del distributore di benzina all’altezza di Ponte d’Oro e finita nel sangue. C’è chi parla di un paio di persone e chi invece arriva a ipotizzare che quella sera, quando le urla hanno spezzato il silenzio della notte, fossero presenti in sette.

Qualcuno racconterà agli investigatori di aver visto «sei o sette persone intorno alla macchina ferma al distributore, che strillavano e si azzuffavano tra loro, la macchina che si allontanava con a bordo due persone e un altro uomo che si allontanava attraversando la strada, seguito da un altro. Che l’ha colpito ripetutamente e, dopo essersi accertato che fosse immobile, scappava in bici». Altri testimoni parlano di «quattro o cinque persone, con due uomini che urlavano più degli altri, della macchina che si allontana e di un uomo che insegue l’altro, lo colpisce con calci e pugni sferrandogli un calcio in faccia con una violenza tale da farlo cadere a terra in maniera definitiva». C’è chi invece ha assistito con sgomento e terrore solo alla parte finale, quella drammatica in cui «un uomo inseguiva un altro colpendolo con un calcio all’altezza dei reni, facendolo cadere a terra, continuando a colpirlo finché non si muoveva più». All’ipotesi di un corpo a corpo tra Ridha e Samuel non crede il cognato della vittima: «Per ucciderlo di botte servivano almeno tre persone. Mio cognato era una persona forte fisicamente, in grado di sollevare 500 chili con una mano. Non può averlo ammazzato una sola persona». Questa mattina, alle 9 e 30, l’autopsia sul corpo di Ridha, con il medico legale, Luca Tomassini, incaricato dalla procur.


Ultimo aggiornamento: Sabato 3 Dicembre 2022, 08:35
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